LA RELIQUIA DEL SANGUE DI CRISTO NELL’ALTARE BAROCCO A POTENZA

Nel 1656 il Vescovo di Potenza del tempo, Monsignor Bonaventura Claverio (ma sembra che il cognome originale fosse Claver n.n.), invia una relazione al signor Paolo Di Somma, un amico di don Giuseppe Rendina, il primo scrittore di storia potentina, vissuto nella seconda metà del 1600, relazione dalla quale apprendiamo queste notizie:

“Ussignoria mi prega che io le dimostrassi brevemente con qual fondamento essere in Terra lasciato qualche particella di sangue di Gesù Cristo Signore Nostro, non miracoloso, ma naturale e sparso dal suo Sacrosanto Corpo ed in quello generato. Onde io per soddisfare alla di lui divozione, colla presente proverò la verità del fatto, ed anco sodisfarò ad alcune difficoltà che sogliono opporsi da verun curioso. Quanto al primo, dico a V.S. che questa sentenza che afferma esser rimasto in Terra qualche particella del natural Sangue di Gesù Christo Signore Nostro è tanto certa e vera che il cardinal Baronio nell’anno 804 dice non aversi, né potersi mettere in dubbio (segue una lunga lista di autori antichi n.n.). Si prova primieramente detta verità coll’Istoria, imperocché, come riferisce /Major in 3, dist. 37.9.25 in San Massemiano nella spelonca di S. Maria Madalena, vi è un’ampolla piena del sangue di Gesù Cristo Signore Nostro ritrovato ivi col suo Corpo da Carlo II, Re di Sicilia, portatavi dalla stessa S. Maria Madalena e raccolto sotto la Croce quel SS.mo Sangue, letta la Passione di Cristo, in un subito si mette a bollire come se fusse fresco (Niceforo libro primo historiae cap. 30). Narra anche la Beata Vergine con San Giovanni, dopo la morte di Cristo, raccolse in un vase il suo sangue dalle SS. Sue piaghe, quale sempre conservò seco. Il cardinal Baronio A.D. 804 riferisce in Mantua (Mantova n.n.) nella Chiesa di Sant’Andrea, ritrovarsi il SS. Sangue di Gesù Cristo portatovi per tradizione da Longino, quale si dice ivi essere morto, ed aggiunge il Platina che Leone III vi andò di persona a visitarlo ed approvarlo. In Venezia nel convento di San Francesco dei Padri Conventuali si conserva una Ambolla Vitrea piena di Balsamo e sopra vi è una goccia del SS. Sangue rubbicondo piucché rubino e l’ho visitato ed adorato mentre io ero Reggente in Padua (Padova n.n.). Nella terra di Saponara nella Chiesa Maggiore si ritrova un’Ambolla piena di Balsamo mischiata ad un SS. Sangue di Gesù Cristo Signore Nostro, donata e portata dalli signori Sanseverini, conti di quella terra dacché furono ricevuti in Gerusalemme, del quale tesoro io ne presi parte e collocatelo in Potenza nel Convento di Santa Maria dei Minori Osservanti Reformati nella propria Cappella, mentre fui mandato a quella volta da Innocenzo X (si trattava di Papa Innocenzo X n.n.) a visitare quella Chiesa della Saponara.

Secondo. Si prova colle Bolle ed approvazioni de’ Sommi Pontefici, dè quali fa commemorazione il cardinal Baronio (Tomo 9 Anno Christi 804), il quale in una Bolla scritta all’Abate del Monistero di Santa Maria Xanctonensis dice queste parole:

“Nos igitur qui de praedictis certam notitiam habemus attendentes quod veritati Fidei nullatenus repugnat Redemptorem nostro de Sanguine praefato ob ipsius Passionis memoriam aliquam partem in Terris reliquisse, ac propterea devotionem ipsarum Fidelium conservari. Datum Romae apud Sanctum Petrum Anno Domini Incarnationis 1465”.

Ho cercato di tradurre questa osservazione più o meno in questo modo. Non è una traduzione che mi soddisfa appieno, ma credo che dia un senso chiaro alla frase del vescovo potentino della metà del 1600.

“Noi perciò abbiamo notizia certa che le verità della Fede in alcun modo sono in contraddizione con quella del Sangue del nostro Redentore per il fatto di aver lasciato sulla Terra una parte del ricordo della Passione allo scopo di preservare la devozione degli stessi fedeli” (Roma presso San Pietro nell’Anno 1465 dall’Incarnazione di Cristo (il Papa era Paolo II, n.n.).

Riprendo la lettera di Monsignor Claverio a Paolo Di Somma:

“Terzo. Si prova colle rivelazioni di Santa Brigitta, quale Gregorio XI ed Urbano VI dopo lungo esame dè Cardinali. Atteso che detta Santa Brigitta nel libro 6 riferisce che la Beatissima Vergine le parlasse di questo SS.mo sangue da Lei conservato in questa guisa.

Quarto. Si prova col Sacro Prepuzio mentuato (menzionato n.n.) da Innocenzo III (libro IV de Misterio Missae), il quale si conservava in Roma nella Chiesa Lateranense nella cappella detta Sancta Sanctorum ed essendo da un soldato rubato nel Sacco di detta città, fu portato in casa e terra dalli Signori Anguillari, distante da Roma 20 miglia, ove si ritrovò con molti miracoli ed approvato da Paolo IV, anzi Sisto V concesse Indulgenza Plenaria a tutti quelli che visitavano la SS.ma Reliquia conservata nella Chiesa di San Cornelio e Cipriano. Tutto ciò si narra distintamente dal cardinal Francesco Toledo nella annotazione 31 sopra il Capitolo II di San Luca, uomo di quella dottrina, prudenza ed autorità, che è nota al mondo. Ora se la carne del SS. Prepuzio di Cristo si conserva in Terra, che difficoltà può essere che vi sia anche rimasta qualche particella del suo SS. Sangue?”.

La Relazione del vescovo Claverio o Claver proseguiva ancora per alcune pagine. Pagine dense di dottissimi riferimenti letterari e teologici aventi come scopo quello di convincere il Di Somma della assoluta veridicità della SS. Reliquia di Potenza, cioè del fatto che quelle gocce di sangue mischiate a balsamo fossero state esattamente gocce di sangue di Cristo.

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Affrontando il discorso da un’altra angolazione devo confessare di essere veramente molto sorpreso, e non proprio in senso positivo, dalla rimozione della memoria della Reliquia da parte dei potentini di oggi. Per dirla in termini spicci, i potentini di oggi non sanno neanche che a Potenza esiste questa mirabile traccia del corpo di Cristo. Né i potentini hanno conservato memoria di quanto questa Reliquia sia stata importante nella storia di Potenza, a partire dal 1656 fino, almeno, al periodo della Seconda Guerra Mondiale. Essa è conservata nello splendido altare in stucco bianco di stile barocco che si trova in Santa Maria del Sepolcro. L’altare fu costruito dall’artista napoletano Masillo Faiella sempre in quel lontano periodo. Al centro dell’Altare c’è uno sportellino che contiene un Calice con dentro la Reliquia. E’ usanza sin da quei giorni del 1656 ad oggi che le chiavi per aprire la Reliquia non siano mai detenute da una stessa persona, ma sempre da tre personalità della città simultaneamente, personalità di volta in volta diverse a seconda dei tempi storici. In questi 365 anni che ci separano dal momento dell’arrivo della Sacra Reliquia a Potenza il popolo potentino ha sofferto di  molti mali; pestilenze, raccolti distrutti, epidemie, guerre e quant’altro può angustiare la precaria vita umana sulla Terra. In tante di queste occasioni tragiche la Reliquia è stata portata in processione per la città per ottenere dall’Altissimo la fine della fase di crisi. Di tutti questi atti di penitenza, di tutte queste processioni, di tutta questa pietà e fede del popolo di Potenza, adorante la Sacra Reliquia di Cristo, sembra non essere rimasta più alcuna traccia. E non parlo di tracce religiose, ma di memoria storica. Una memoria storica rimossa, come la memoria di tantissime altre cose. A questo punto voglio introdurre un’altra questione ancora: quanto è importante una Reliquia di Gesù Cristo, quanto è importante averla, anche a fini di turismo religioso?

A parer mio, la risposta ad entrambe le domande è; è molto importante. Bisogna dire innanzitutto che di Reliquie attribuite a Gesù Cristo non è che ve ne siano molte in Italia ed in Europa. Come già sapeva Monsignor Claverio, e lo abbiamo visto perché ne parla espressamente nella sua relazione a Paolo di Somma, la più importante sembra essere ancora quella di Mantova, portata nella città lombarda, secondo la tradizione, proprio dal soldato romano Longino, che trafisse Cristo sulla Croce, dopo che era già morto. Wikipedia ha fatto, in una voce apposita, il censimento delle SS. me Reliquie di Cristo in Italia e in Europa. Le Reliquie si dividono in sudari e sangue o tracce di sangue. Per quanto riguarda i Sudari, c’è a Torino la celeberrima Sacra Sindone ed in Spagna c’è il Sudario di Oviedo. Per quanto riguarda invece le tracce o le gocce di sangue, dopo Mantova, stando almeno al rilievo che gli dà Wikipedia, che pubblica anche la foto, sembra che venga  proprio la Reliquia di Potenza. Altre città o altre località che hanno questo privilegio (lo ritengo tale anche da non credente ed anche se la religiosità non è più quella dimensione totalizzante della vita dei popoli europei come era nel 1656 e addietro) sono Ferrara, Terni, Crema, Sarzana, Weingarten, Bruges e Fecamp. Il vescovo Claverio parlava anche di una reliquia a Venezia. Mi sembra che si possa rintracciare in quella che si conserva oggi nel paesino di Clauzetto in provincia di Pordenone e che fu donata al paesino friulano nel 1700 da un nobile della Serenissima Repubblica. Deve essere proprio quella di cui parlava Claverio. Da come si legge nella voce di Wikipedia è oggetto di vasta venerazione. E il Sacro Prepuzio, di cui il vescovo potentino parlava al punto quarto? Sembra essere migrato nella Chiesa di Calcata, un paesino fuori dal tempo in provincia di Viterbo.

PINO A. QUARTANA

Nella foto; l’Altare barocco di Masillo Faiella che custodisce nella Chiesa di Santa Maria del Sepolcro a Potenza la Sacra Reliquia del Preziosissimo Sangue di Cristo.

 

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