LA DEMENZIALE SPARATA DI UNA BLOGGER IN SPASMODICA RICERCA DI VISIBILITA’

Ne parlavo proprio ieri mattina con Pierluigi Russo, un amico che interviene spesso sulla mia pagina Facebook e che mi aveva contattato in chat. Gli ho detto ciò che vado ripetendo da tre anni e cioè che la vasta area  chiamata no-vax e che prima veniva chiamata sovranista, ma che potremmo chiamare di resistenza al Regime italiota, non riesce ancora a diventare, purtroppo, l’uragano in grado di sconvolgere la politica italiana (e sì che potrebbe farlo; è stato calcolato ormai con precisione il suo potenziale impatto di 15 milioni di persone) perché al suo interno prevalgono dei vizi e dei difetti sui quali sto cercando, io ed il mio partito, di attirare l’attenzione in modo anche abbastanza critico. Debbo dire che in questo caso non ci siamo riusciti quasi per niente. Quali sono le malattie infantili del sovranismo, oggi anche no-vax, per parafrasare un noto libro di Lenin? Non è l’estremismo, come si diceva per il comunismo, ma è lo spontaneismo anarcoide, aggravato, e questa è una caratteristica dei tempi di YouTube, Facebook ed Istagram, da una dose di nauseabondo narcisismo da divi popolari “de noantri”, narcisismo spontaneista a cui pochissimi, come il sottoscritto, che non ha mai fatto un video per attirare visibilità a livello personale, riescono a sfuggire. Stando ogni giorno su queste piattaforme social non si può fare a meno di notare una marea inesauribile di personaggi in cerca d’autore per cui la rivoluzione (‘in fieri’) sovranista-no vax mi sembra più il pretesto opportunistico per cercare di diventare un personaggio piuttosto che una sincera preoccupazione rivoluzionaria. Quindi, dai cento fiori della rivolta e della rivoluzione spuntano ogni giorno anche persone che cercano di mettersi in mostra con tutti i pretesti rivoluzionari possibili ed immaginabili. Ciò dipende anche dalla mancanza di un coordinamento delle sigle più impegnate nella nuova Resistenza o nella Rivolta anti-regime e dalla autoreferenzialità assoluta, anch’essa fortemente sospettata di narcisismo, delle sigle organizzate dell’area e non solo di singoli personaggi. Da qualche giorno andavo notandone un’altra di queste persone, certa Ornella Mariani, che ieri ha fatto il ‘colpaccio’. Come? Parlando di Speranza, Lamorgese e Figliuolo. La blogger (non saprei come definirla altrimenti) è uscita dalla sua cameretta e si è fiondata in una piazza di non so quale posto proponendo nientedimeno non una marcia su Roma, ma su Potenza, colpevole, secondo la sconosciuta blogger in cerca di spasmodica visibilità personale, di essere la città che ha dato i natali a Lamorgese, Speranza e Figliuolo. Ovviamente, questa ‘sparata’’ pazzoide ha scatenato il giusto risentimento dei miei concittadini (perché si dà il caso che anche io sia di Potenza) non rendendo certamente un buon servizio alla causa della nuova Resistenza italiana (se la vogliamo chiamare così). Tra l’altro, se c’è qualcuno che può dire qualcosa con più cognizione di causa di tutti su questo argomento, allora questo qualcuno è proprio il sottoscritto nella sua duplice condizione non solo di potentino, ma soprattutto di valorizzatore della identità di Potenza, e, al contempo, di Presidente nazionale di un piccolo partito, che per radicalità e serietà non teme confronti con chicchessia nella vastissima area sovranista ed ora anche no-vax (CLUB DEI GIACOBINI- Nuovo Partito d’Azione). Sono in pista sui sentieri anti-regime col mio partito dal 2005, quando la signora Mariani forse era impegnata in cucina a cuocere le frittelle. Purtroppo, queste uscite da matta sono il frutto anche del fatto che su Facebook, così come al bar sotto casa, ognuno può sparare un mucchio di coglionate senza aver la più pallida cognizione dell’argomento. Detto ciò, entriamo pure nel merito dell’argomento sollevato dall’improvvida Masaniella. Ovviamente, per chi segue la mia attività politica è inutile ricordare quanto io detesti il signor Speranza, la signora Lamorgese ed il signor Figliuolo, quest’ultimo da me, non certo a caso, ribattezzato Francesco Paolo Buttiglione, come il ridicolo generale che ci sollazzava nei filmetti degli anni ’70. Prima di tutto; sono veramente potentini? La Lamorgese io a Potenza non l’ho mai vista né mi sono mai imbattuto in una sua traccia potentina. Tra l’altro, non ha mai fatto politica e certamente mai l’ha fatta a Potenza. Del comico generale potrei dire lo stesso. Qualcuno si ricorda di lui da giovane. Io non sapevo neanche chi fosse e mi ricordo solo di un Figliuolo mezzo svitato che veniva con me alle scuole medie e che forse sarà un suo parente, ma nulla di più. Il nuovo Buttiglione con Potenza non ha niente a che fare da chissà quanto tempo. Molti potentini ignoravano fino alla nomina a Commissario Covid la sua esistenza, quasi come ignoravano l’esistenza della Lamorgese. L’unico politico dei tre e l’unico con salde radici a Potenza è Speranza. Ma Speranza a Potenza è riuscito a malapena a fare l’Assessore al Comune e niente di più. La sua carriera di politico nazionale e quindi di Ministro della Salute la deve interamente ed esclusivamente al fatto di essere stato capace di svolgere in modo ‘impeccabile’ il ruolo di eterno ragazzo di bottega della non certo premiata ditta Bersani-D’Alema. Come se non bastasse, i potentini hanno così tanta stima di lui al punto da averlo praticamente costretto a fuggire politicamente da Potenza ed a chiedere ospitalità nelle liste dei suoi rossi compagni toscani. Non è eletto a Potenza, ma in un collegio toscano. Quindi, rebus sic stantibus, che significa che i tre sono nati a Potenza se a Potenza non hanno mai fatto niente o quasi, se Potenza non li riconosce come propri rappresentanti, se i potentini non sanno neanche chi sono? A me sembra solo una coincidenza che i tre siano di Potenza (così dicono, forse il generale ha radici in un paese a 15 km. dalla città). Penso che prima di questo governo neanche si conoscessero tra di loro. Una casualità, una casualità che, purtuttavia, dà molto fastidio ad alcuni potentini ed a me personalmente dà più fastidio che a qualsiasi altro, ma, detto ciò, non vedo nessun motivo per cui si possa dar la colpa del loro operato nefasto alla città di Potenza. Se la blogger narcisista fosse stata più raziocinante avrebbe capito pure che il segno politico della città non è mai stato comunista (Speranza; gli altri due sono politicamente insignificanti e senza colore). Anzi, Potenza è stata accusata in questi due anni del contrario. Di essere la città più importante dell’Italia del Sud in mano alla Lega Nord (il sindaco è leghista). In quanto ai deputati di Potenza, uno è di FdI ed è il Presidente della squadra di calcio. Di Potenza è anche il sottoscritto che, pur senza alcun clamore, tantomeno narcisistico (mai fatto nemmeno un video su Youtube per scelta deliberata di stile e di rigore, come ho appena ricordato prima),  ha fondato e retto per anni (e regge tuttora) un piccolo partito capace, anche in questo momento, di rappresentare una avanguardia seria nella vastissima galassia sovranista-no vax ed in grado di sfidare tutti i personaggi dell’area (Diego Fusaro, tanto per fare il primo nome che mi viene in mente) dal punto di vista del rigore e della radicalità rivoluzionaria.

Secondo argomento. Potenza, secondo la blogger Mariani, sarebbe una ‘città di merda’ per aver dato i natali ai tre odiatissimi esponenti del Regime draghiano della dittatura sanitaria? E cosa si dovrebbe dire allora di Roma che non solo ha dato i natali ma i voti e quant’altro ad Andreotti, ad altri ignobili personaggi di quaranta-cinquant’anni fa ed allo stesso Draghi? E si dovrebbe chiamare anche Milano ‘città di merda’ per aver dato i natali e non solo i natali a Craxi, a Berlusconi o di Varese per aver dato i natali e non solo i natali a Bossi ed a Mario Monti? Oppure possiamo definire Palermo una città di merda per aver dato i natali e non solo i natali a Vito Ciancimino, a Salvo Lima, a Totò Cuffaro e ad altri?

Recentemente anche un giornalista dell’area anti-Regime come il ben conosciuto Maurizio Blondet, ha parlato di questa strana e singolare condizione di Potenza. Blondet si è chiesto come mai Potenza, una città piccolo-media del Sud più interno, ha tutto questo spropositato peso nel governo. La mia risposta è che nel caso dell’odiatissima triade Speranza-Lamorgese-Figliuolo si tratti di una casualità di cui Potenza, in realtà, non beneficia affatto perché i tre non hanno quasi rapporti con la città. Un’altra cosa, invece, sarebbe quella di rovistare fino in fondo alla storia ed all’anima di questa appartata, ma tutt’altro che banale, città. Potenza ed i potentini, al di là delle epoche e delle singole appartenenze politiche, hanno sempre avuto uno spiccato senso per la politica, un senso che risale al Medioevo ed al 1500, quando una intuizione del popolo potentino procurò alla città una Conferenza di pace franco-spagnola per la divisione del Regno di Napoli. Nel 1799 espresse il vescovo più giacobino d’Italia che era, al tempo stesso, capo della Chiesa locale e del locale partito giacobino. L’eco delle storie potentine di quel periodo rivoluzionario arrivò finanche al Parlamento di Parigi. Durante il 1800 Potenza fu la città più risorgimentale del Sud, la sola a conquistare una Medaglia d’Oro al Risorgimento ed una delle dieci città italiane che maggiormente hanno contribuito alla fondazione del nuovo Stato unitario. Nel 1800 Potenza sfornò per le sue dimensioni di piccola città una quantità strabiliante di rivoluzionari, intellettuali unitari, funzionari statali di spicco, ministri del Regno e politici da far invidia alle città più importanti e grandi del Paese. Nel 1900, dopo il secondo dopoguerra, la città sfornò Colombo, colui che ha governato quasi quanto Andreotti e poi un secondo ministro democristiano, che, per non pestare i piedi a Colombo in uno spazio cittadino così piccolo, fu costretto a farsi adottare da Lecco (Morlino). L’unica cosa oggettiva e seria, motivo di orgoglio e non certo di merdaiola vergogna, è che Potenza esprime politicamente tutto ed il contrario di tutto politicamente parlando, ma rimanendo sempre una città particolarmente fertile dal punto di vista politico. Al di là dei casi singoli, molto controversi e molto diversi tra loro, l’unica cosa seria ed oggettiva, per rispondere alla giusta curiosità di Blondet, che si possa dire che Potenza è una città con un fortissimo senso per la politica, dove fioriscono con particolare facilità vocazioni politiche in gran numero. Oltre a questo dato storico-sociologico-identitario ogni potentino che si affaccia in un modo o nell’altro a livelli di protagonismo politico nazionale risponde personalmente del proprio operato. Nel bene o nel male, non ne risponde la città di nascita o di provenienza, non ne deve rispondere la sua città, Potenza. Addebitare il loro operato alla città, come nel caso Speranza-Lamorgese-Figliuolo, è dagente con personalità e formazione confuse, tanto più considerando che i detrattori dell’odiato trio a Potenza sono tantissimi.

PINO A. QUARTANA

Lascia un commento