CRONACHE TEATRALI E MONDANE NELLA POTENZA DELLA ‘BELLE EPOQUE’

Tra il 1890 ed il 1914 in tutta Europa si diffuse un nuovo sentimento. Un sentimento di soddisfazione, di leggerezza, quasi di frivolezza, di ottimismo scientista nelle capacità della scienza e della tecnica di  far fare all’umanità, all’umanità occidentale in realtà, un grande passo in avanti sulla via del progresso. Quindi, furono anni apparentemente tranquilli, vagamente goderecci, di relativo benessere e di novità: il cinematografo, le prime vamps, la nascita del calcio, il ciclismo, l’automobile, Puccini, il futurismo, D’Annunzio, il telefono, le prime auto ed altro ancora. Era l’epoca trionfante della borghesia, del provincialismo (del buon provincialismo, aggiungerei oggi), l’Italietta dei ‘buoni sentimenti’, appunto. Da Parigi partirono le nuove mode; il tabarin, il café chantant … La ‘Belle Epoque’ lambì anche la remotissima Basilicata, che, 40 anni dopo, Levi avrebbe definito come una terra nella quale la Storia non era mai arrivata. Le mode fanno parte della Storia e quindi da queste parti non si sarebbero viste. E invece ciò non è vero e non era vero. Oppure, possiamo dire anche che il postulato leviano è vero, era vero, ma con una grande eccezione, per quanto riguarda la Basilicata. Essendo l’epoca del trionfo della borghesia, la Belle Epoque poteva affacciarsi nel solo posto in Basilicata dove la composizione sociale borghese era quella prevalente; Potenza. Le cronache mondane che abbiamo riesumato e strappato all’oblio sono interessanti perché ci fanno capire quanto fosse consistente il ceto borghese a Potenza fra la fine del 1800 e gli inizi del 1900. E non bisogna dimenticare il fatto che allora Potenza era una città di scarsi 20.000 abitanti circa. La vita mondana, di cui queste cronache sono solo un campione, era quindi relativamente rilevante e relativamente rilevante era anche, già a quei tempi, l’impianto borghese della città. Potenza aveva motivi supplementari per coltivare quel sentimento di leggerezza e di soddisfazione cui ho fatto cenno e che valeva su scala europea. Solo quarant’anni prima era stata una roccaforte isolata in una regione di briganti, una roccaforte che i briganti ambivano ad assaltare, ma 30-40 anni di vita unitaria sotto il segno della corona sabauda e dello Stato unitario italiano avevano già cambiato non poche cose. La città aveva la ferrovia, indubbio indice di civiltà e di progresso, ed attraverso la rete ferroviaria aveva potuto accorciare la distanza, non solo fisica, col resto d’Italia, entrando de facto a far parte dell’Italia. Non solo. Aveva avuto il suo bel Teatro lirico, ed anche quello era un fattore molto potente di ricostruzione identitaria e di civiltà, e inoltre, last but not least, era riuscita ad esprimere una classe politica di grande livello, anche nazionale, offrendo proprio in quegli anni al giovane Stato unitario italiano un ricco ceto dirigente, ricco per qualità e per quantità, in cui spiccavano le figure di Ascanio Branca, sette volte Ministro del Regno d’Italia e potente Ministro delle Finanze, di Pasquale Grippo, che fu Ministro della Pubblica Istruzione del Regno proprio quando la Belle Epoque stava per terminare (ma prima di essere Ministro era stato potente deputato di Potenza) e di un grande intellettuale potentino, lucano ed italiano come Ettore Ciccotti, eletto anche deputato; prima a Milano e poi a Napoli. La borghesia potentina che affollava le rappresentazioni teatrali allo Stabile o le serate di Gala al Casino Lucano o in altri posti della città era quindi una borghesia soddisfatta di sé ed orgogliosa del nuovo ruolo a cui la città era assurta. Abbiamo ricostruito questa parte della storia di Potenza attraverso le cronache del settimanale potentino ‘Il Lucano’, che uscì per molti anni, un settimanale che curava molto le cronache degli spettacoli, teatrali e  mondane.

(P.a.Q.)

Il 21 febbraio del 1895 si tenne una festa di beneficienza nel Palazzo della Provincia detto anche Palazzo del Governo. Il cronista del ‘Lucano’ così ne parlò:

“Difficilmente una festa può riuscire così bene e per il concorso del pubblico numerosissimo e distinto e per la bellezza e gentilezza delle signore che allietarono la festa della loro presenza e del loro sorriso. Lo scintillio delle gemme di cui erano adorne le signore, lo sfarzo, la ricchezza e l’eleganza degli abbigliamenti, le splendide bellezze paragonabili alla flora più delicata, il brio delle danze avrebbero fatto supporre di trovarsi in seno a quei regni incantati delle fiabe …. (…).

E’ proprio così, Giovedì le sale del nostro Palazzo provinciale presentavano un simile spettacolo. Tra la folla accorsa notammo moltissime autorità (…) Ecco le signore che ricordo; contessa Bettioli, le signore Martorano, Amorosino, Biga, Boccia, Cappelletto, Castellucci, la contessa Corradi, le signore Cortese, Di Napoli, Falasconi, Fiorentino, Giudilli, Giuliani, Guardiali-Mona, Laviano, Leggeri, Lichinchi, Magliola, Messore, Martinelli, Montemurro, Motta, Occoferri, Padula, Pagliano, Pappalardo, Pica, Re, Renza, Sarli.

Vorrei descrivere – continua il cronista mondano – tutte le splendide toilettes di questa eletta schiera di dame e di fanciulle, ma la memoria poco mi assiste. Quelle che più ricordo sono; le bellissime in nero della contessa Bettioli, della Martorano, della Giuliani e della Messore, in nero e giallo della Lichinchi (…)… splendidissima era la signorina Rebeck (…)”. Il cronista non smetteva di esaltare la bellezza delle signore e signorine potentine e dei loro abiti che “provenivano dai primi magazzini delle città d’Italia più note per buon gusto ed eleganza”. Le danze furono animatissime e si protrassero “fino a quando il giorno invase le sale con la sua luce”.

Un altro dei tantissimi appuntamenti mondani fu il Carnevale del 1897 che  – annota il cronista del settimanale ‘Il Lucano’ –  “è passato come un giocondo fantasma tra gli scherzi, i sorrisi, le feste, le cene oneste e liete …  Parecchie mascherine che celavano, sotto le graziosamente mentite spoglie, signori o signore e signorine eleganti di questa città che hanno ravvivato col loro brio gli ultimi giorni della spensieratezza; al Casino Lucano si è ballato con una verve meravigliosa e specialmente l’ultima festa, veramente chic, ha lasciato nell’animo di tutti il desiderio di una prossima ripetizione. Al Circolo degli Impiegati  si è ballato con altrettanto di allegria e di festività gioconda. Nelle case private si è ballato con entusiasmo; tutti han ballato. E figurarsi se non balla dalla gioia sovrumana anche l’egregio Amedeo Satriani che ha visto coronati da successo i suoi sforzi dedicati all’Acqua di China Potenza che è destinata al più grandioso smercio”.

 Nel gennaio del 1903 ci fu un Galà di Beneficienza (dal titolo Beneficienza ‘for ever’).

La nobilissima iniziativa del Comitato di beneficienza presieduto dall’egregio ing. Oreste Guercia di Barcucci e composta di un’eletta schiera di gentili dame e di bravi giovani che gareggiano in ogni atto di carità non si arresta sulla via che si è tracciata a sollievo di tanti poverelli che nella dura stagione invernale implorano un soccorso che non sia un’elemosina. Il nostro Teatro Stabile fra poche sere si aprirà con uno spettacolo di prim’ordine: Fiera di Beneficienza e Café chantant … (…) Il programma a quanto ci si assicura sarà variato e degno dei primi teatri di varietà. I prezzi serali dei palchi saranno noti con apposito avviso. Nell’ottobre dello stesso anno (il 1903) l’angolo degli spettacoli del giornale riferisce della compagnia Ambrosioni.

“La drammatica compagnia Ambrosioni ha chiuso giovedì il corso delle sue recite. Se dicessi che tutte le serate hanno avuto un successo entusiastico esagererei certamente; ma senza dubbio molte produzioni cole quelle di Georges Onhet La Gran Marniera e il Padrone delle Ferriere, il Povero Piero! di Felice Cavallotti, il Signor Direttore di Bisson sono riuscite graditissime al pubblico. Alleluja di Marco Praga ha ottenuto un vero successo. Una delle più antiche e terribili tragedie del cuore umano si svolge in questo dramma, lavoro bellissimo (…) Alleluja è piaciuto moltissimo. Numeroso il pubblico è anche accorso a riascoltare a distanza di pochi mesi “Romanticismo” di Rovetta e ad ammirare la potenza di concezione e di drammatico svolgimento nel capolavoro “Gli Spettri” di Ibsen, il grande norvegese”.

Nel 1905 un terremoto rovinoso in Calabria accende un forte spirito di solidarietà in tutta la città di Potenza. Vennero organizzate marce di solidarietà, collette e tanto altro. La sera del 17 settembre del 1905 al teatro Stabile si tenne uno spettacolo di solidarietà per raccogliere dei fondi da destinare alle popolazioni calabresi colpite. Ecco la cronaca della serata: “Quanto di più gentile ed intellettuale annovera Potenza era là convenuto, lieto di potere con un godimento dello spirito contribuire ad un’opera buona. Una profusione di eleganti signore e di gentili signorine, un pubblico elettissimo, uno scelto programma musicale magistralmente eseguito dalla banda del 7° Reggimento Fanteria diretta dall’egregio maestro Nini, la sala riccamente illuminata, preannunziavano a tutta prima il magnifico seguito della serata. (…) Lo spettacolo fu preceduto da un breve invito alla carità contenuto nei commoventi versi dettati dall’avv. Vito Maria Magaldi detto elegantemente da quel fine dicitore che è l’ingegner Guercia; gustammo poi il delizioso terzetto ‘Souvenir de Vichy’ di M. Campana cantato con sentimento squisito dalla gentile signorina Bonoldi e dai signori Pascucci e Bonoldi accompagnati al piano dal signor Sollazzo e dai mandolinisti signori Berio, Di Nuzzo e Gervasio. La delicatezza veramente finissima del canto, le tenuissime sfumature dell’accompagnamento, la sicura interpretazione valsero una vera ovazione ai bravi esecutori che richiesti dovettero concedere il bis”. Nello stesso anno (nel 1905, giugno 1905) la compagnia Angelo Solari “nella serata di mercoledì in onore della prima attrice Tina Giardini fu una rivelazione ed ottenne un grandissimo successo (…) La Tina Giardini per tecnica sicura, per temperamento e per raro talento, per phisique du role non è solo una bella attrice ma ciò che non guasta è una perfetta attrice; finemente, stupendamente ella rese il tipo di Magda come meglio si sarebbe potuto; senza grandi arie, serenamente, ella ha trionfato festeggiatissima…” (al Teatro Stabile). Le cronache del 1906 raccontano del ‘Rigoletto’: “una esecuzione straordinaria e le nostre previsioni si sono completamente confermate. Pochi spettacoli si hanno in provincia (crediamo che Fa Diesis, lo pseudonimo dietro il quale si nascondeva il critico teatrale del settimanale potentino, con il termine ‘provincia’ volesse indicare la provincia italiana, non la Provincia di Basilicata n.n.) come quello che si è avuto allo Stabile col capolavoro verdiano; la esecuzione è stata degna dell’importanza dell’opera e senza timore di essere accusati di esagerazione possiamo dire che, salvo il numero degli elementi d’orchestra e la imponenza delle masse, questo è stato davvero uno spettacolo di grande teatro. Accurata messa in scena ed ottimo vestiario hanno mostrato la cura che mette l’impresa (il riferimento è all’impresa che gestiva ed organizzava le serate teatrali; all’epoca lo Stabile era gestito da veri impresari teatrali di professione n.n.) nell’allestire gli spettacoli. Gli onori del successo spettano in prima linea a Giorgio Schottler, che fece di Rigoletto una vera creazione. Questo giovane baritono che è qui, come altrove, il beniamino del pubblico, ha tutte le qualità che sono indispensabili ad un cantante drammatico (…) Il tenore Sciarretti è stato un perfetto Duca di Mantova; la sua voce pura, flessibile, obbediente a tutte le gradazioni dei timbri, il suo sillabare fermo e corretto, la sua anima che risente la passione sono pregi di valoroso artista e il pubblico unanimemente ha giudicato che lo Sciarretti, già applaudito nella ‘Lucia’, nell’Elisir e nella ‘Traviata’ trovasi splendidamente a posto nel ‘Rigoletto’. (…)”

“Non avevo dunque torto – concluse FA DIESIS  – di dire nell’altro numero che avremmo avuto un Rigoletto straordinario. L’abilità di provetti artisti e la solerzia della impresa alla quale ogni lode è troppo poco cosa, mi ha fatto divenire un sicuro profeta”.

Siamo quindi al febbraio 1909 e ad un altro concerto di beneficienza grazie al quale la “parte eletta della nostra cittadinanza si è dato convegno la sera del 3 corrente nella grande sala del Regio Liceo ‘Salvator Rosa’ gentilmente concessa dal preside cav. Del Zotto, per assistere al concerto in omaggio di Felice Mendelssohn Bartholdy nella ricorrenza del centenario della sua nascita. Fra gli intervenuti, numerosissimi, notammo il Prefetto comm. Quaranta con la sua distintissima famiglia, le signore e signorine Azzariti, Pellegrini, Pica, Andretta, De Pilato, Padula, Perchiazzi, Pignatari, Ianora, Solimena, Riviello, Diamante, Bruno, Moscardelli, Grippo, Podestà, Errichelli, Caivano, Postiglione, Paglionica, Castelli, Griffo e tante altre delle quali ci sfugge il nome. Nello sfondo della sala spiccava un grandissimo ritratto del Mendelssohn, egregiamente eseguito dal professor Nicola De Novellis, insegnante della nostra Scuola d’Arte e Mestieri. Il concerto fu preceduto da una breve commemorazione del grande Maestro da parte del cav. Giuseppe Perchiazzi, il quale promosse la bellissima festa d’arte con l’amore che egli pone in circostanze simili. Seguirono sceltissimi pezzi di musica mendelssohniana eseguiti alla perfezione dalle signore Battisti, fine ed intellettuale pianista, e Solimena-Lichinchi, dalle signorine sorelle Amorosino, sorelle Pica, sorelle Padula, dalla brava maestra Barile, dalla signorina Lucia Perchiazzi e dai signori cav. Perchiazzi e rag. Candeloro. La signora Emilia Sabia Del Re cantò alcune romanze deliziando – è la vera espressione – il numeroso uditorio. Il sig. Rettore del Convitto Nazionale, prof. Giuseppe Guarnotta, provvide del suo a tutte le spese della serata, di guisa che il ricavato andrà a totale beneficienza degli orfanelli qui ricoverati mediante l’acquisto di lettini per loro uso”.

Nel marzo del 1910 ci fu al Casino Lucano un altro bel Gala. “Riuscitissimo, per animazione ed intervento di gentili dame elegantissime, di cavalieri hors ligne e di una simpatica coorte di brillanti ufficiali, il trattenimento della scorsa domenica delle Palme. Il nostro appello interrogativo che conteneva un rimpianto ed era la voce di un sentimento vivissimo di desiderio ha forse contribuito all’effetto meraviglioso. A quando un’altra festa, dicemmo noi annunziando la chiusura del periodo delle soirées e delle riunioni invernali? Alla prossima domenica rispose con entusiasmo la eletta schiera. Ed il convegno è stato trés chic, numeroso: un insieme di grazia, di fascino, di squisita signorilità. Notate le signore: Lichinchi, Grippo, Messore, Ciranna, Pica, Amorosino, Ianora, Pisi-Sensi, Giardini, Sambito, Cupolo-Bruno e le signorine; Grippo, Messore, Pica, Amorosino, Montemurro, Errico, Ciranna, Spera. Ed ora a rivederci alla domenica In Albis”.

L’8 maggio del 1911 allo Stabile “il Maestro Rebek fece il miracolo di concertare in pochissime prove lo stupendo e difficilissimo coro a tre voci del Rossini La Speranza (una pagina musicale tra le più belle del pesarese) con accompagnamento dell’orchestra. Presero parte al coro le signorine; Biscotti Argia, Biscotti Lea, Brescia Ermelinda e Ida, Cammarota Ida e Maria, Capussela Ida, Carcavallo Maria, Corbi Fulvia, De Durante Cristina, De Marco Luisa, Di Nuzzo Elena, Di Stasio Antonietta, Folino Matilde, Fortunato Giulia, Galantucci Eugenia, Giusti Vittoria, Menzella Maria, Padula Ester, Petruccelli Brigida, Pica Ida, Pierro Genoveffa, Schiavoni Anna, Stocchi Cesira, Tucci Ida, Aurora ed Ines, Tutrinodi Emma, Vita Giannina. La bella schiera di fanciulle, i veri bottoni di rose, soffusi in un nimbo di grazia, di bellezza, di eleganza, fa salutare all’alzarsi della tela da un fragoroso applauso; alla fine le ovazioni furono entusiastiche…”.

Le giovani artiste in erba della buona e folta società potentina insieme al Maestro Rebek ebbero fiori ed applausi. “Si volle il bis. Fu un momento indimenticabile! Il sig. Filippo Lazzazzera cantò, con voce simpaticissima e con sentimento, “Pallide viole” del Trimarchi, accompagnato al piano dal maestro Rebek, “Sogno” del Mercadante fu cantato dalla signorina Vita Giannina (la quale non aveva fatto ancora la sua entreeé in pubblico), accompagnata al pianoforte dal maestro Rebek e con il cello, da quel mago dell’arco che è il cav. Giuseppe Perchiazzi. La romanza di Amelia nel “Ballo in maschera” cantata dalla signorina Emma Tutrinodi, che ha voce intonata e buona scuola fu molto gustata; accompagnata al pianoforte dalla sig.na Caterina Barile. Questa eccellente pianista e la signorina Maria Tufanisco eseguirono a quattro mani un difficilissimo pezzo al pianoforte del Weber con fine interpretazione e decisione. Poi il duetto dell’Aida, cantato come ella sa, dalla signora Sabia e dalla signorina Emma Tutrinodi e accompagnato dalla signorina Barile. In ultimo, la fanfara del Ricreatorio, diretta dal signor Sciambra, fu applauditissima e chiuse l’indimenticabile trattenimento. La sala offriva un colpo d’occhio dei più belli (…)”.

Maggio 2013 al Casino Lucano si ebbe una brillantissima, improvvisata causerie la sera di domenica mentre suonava in Piazza Prefettura la musica militare; un convegno spontaneo di dame gentili per salutare la signora Giannina Potenza che ha lasciato la nostra città. L’armonia è una figliuola del Cielo disse il Poeta e per l’arte divina che freme e palpita in lei, in Giannina Potenza, non solo quale virtù di sapiente esecuzione, ma anche e specialmente quale rivelazione di vita d’anima per le indimenticabili serate di godimento spirituale che Ella ci ha concesse, il nostro saluto devoto la segue, il saluto augurale. Vidi le signore Du Marteau, Pica, Azzaroni, Formichella, Paglionica e le signorine; Scarpetta, Du Marteau, Pica, Paglionica, Messore. La signora Potenza interpretò squisitamente, insuperabilmente, una composizione di Liszt e un ‘Capriccio’ di Martucci; la signorina Maria Pica eseguì benissimo, molto ammirata, la ‘Primavera’ di Grieg. Mary Du Marteau cantò deliziosamente, com’ella sa, due romanze della ‘Manon’ di Massenet e della ‘Boheme’ di Leoncavallo e, al solito, fu assai complimentata per la fine interpretazione. Una serata bellissima”.

 

 

 

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