NON C’E’ NIENTE… SOLO CEMENTO

Prima di entrare nel merito di un discorso turistico che riguardi in modo specifico Potenza, ritengo indispensabile preparare propedeuticamente il terreno (così come sta facendo anche Katia Lacerra con altri argomenti) in modo tale che parlare di turismo a Potenza non suoni più, o non suoni affatto, strano, oppure peggio, alle orecchie di coloro ai quali il discorso è rivolto. Gli interlocutori di un discorso turistico che riguardi Potenza sarebbero molti; i nostri corregionali, tutti presi in questo momento dalle sirene di Matera 2019, gli amministratori comunali e regionali, i nostri concittadini, non pochi dei quali sono stati nel corso del tempo talmente bombardati da luoghi comuni deteriori sulla città che non trovano modo migliore di reagire se non con risatine isteriche a chi gli parla seriamente di un ruolo serio di Potenza come città turistica. Mi rendo conto, così come se ne rendono conto tutti gli altri ‘avanguardisti’ che si sono spinti insieme a me e come me su questo sentiero inesplorato (credo che sia la prima volta nella bimillenaria storia della città che si parla concretamente, e non episodicamente, di Potenza anche come città turistica), che il compito è arduo perché le false rappresentazioni ed i luoghi comuni negativi hanno colonizzato la mente anche di persone che apparentemente passano come colte ed intelligenti. Quindi, prima di inoltrarmi in discorsi più specifici, cercherò di passare in carrellata alcuni dei luoghi comuni che spuntano inevitabilmente fuori ogni volta che si parla di Potenza sotto il profilo della bellezza, della sua dotazione storico-artistica e delle sue potenzialità turistiche. I luoghi comuni sono ormai radicati e, quindi, non ne potrò affrontare più di uno alla volta. Comincio dal primo, allora. La prima cosa da chiarire non riguarda solo Potenza, ma il contesto generale in cui questi discorsi agiscono. Da dove partire? Proporrei, per esempio, di partire da una distinzione fondamentale, che credo non sia chiara a tutti o, forse, non è chiara proprio a nessuno o quasi. Si tratta della distinzione fondamentale tra città bella, città di cultura (e d’arte) e città turistica. Nell’immaginario comune una città bella è, automaticamente, anche una città turistica ed una città di cultura e viceversa. In realtà, non sempre è così; le tre caratteristiche non necessariamente coincidono. Non sempre. Ci sono larghissime eccezioni. E’ vero che i discorsi sull’estetica delle città sono tra i più insidiosi e scivolosi (dunque, arbitrari), ma bisogna trovare il modo di riportare queste questioni sul piano della razionalità, per quel minimo di razionalità e di fredda oggettività consentita quando si affrontano tali questioni. Ci sono esempi clamorosi. Proprio in Italia, proprio in quel che molti ritengono il più bel Paese del mondo, proprio nella nazione che possiede il settanta per cento del patrimonio artistico-monumentale-culturale del mondo intero. L’esempio tipico è quello di Bologna, città che piace moltissimo (anche a me) e che è tra le più belle d’Italia. Bologna soffre di una sperequazione rispetto a Firenze. Bologna ha ben poco turismo (sicuramente ben poco rispetto a Firenze), eppure Bologna ha tutto, ma proprio tutto a posto. Bella e caratteristica, piena di fascino, ma con poco turismo. In quanto alla cultura, ebbene, ci può essere qualcuno che possa mettere Bologna in seconda o terza fila da questo punto di vista, visto che Bologna è soprannominata da secoli “la Dotta”, visto che Bologna ha avuto la prima Università nella storia del mondo? Se, poi, vogliamo vedere la questione con un occhio più lucano o più potentino, allora non potremmo non notare che in trentuno anni di assegnazioni del titolo di Capitale Europea della Cultura Roma non è stata ancora prescelta, Venezia neppure, Napoli no, Torino no e lasciamo stare tutte le storiche e bellissime città italiane del Centro-Nord. In Inghilterra lo stesso discorso. L’industriale e degradata Liverpool sì (è stata Capitale europea della Cultura nell’anno 2008), ma Canterbury, York, Londra, Bath no. Allora, tutti questi titoli debbono dare un pochino da pensare, direi, e, solo per carità di patria, per ora mi fermo qui. Tornando all’argomento precedente, c’è un caso ancor più clamoroso in cui città turistica, città bella e città di cultura/d’arte non procedono all’unisono. Il caso di Milano è incredibile (ed il caso di Potenza, in piccolo, fatte le debite proporzioni anche di abitanti, è molto simile a quello di Milano). Riguardo a questi aspetti, la fama di Milano è controversa; proprio come quella di Potenza. Milano, è un luogo comune, è ritenuta da molte persone una città brutta, dominata dal cemento, mentre, faccio solo il caso che abbiamo più vicino geograficamente, Matera oggi viene considerata una città bella, di cultura, d’arte e di turismo. Quindi, Matera vincerebbe facilmente, detta così, la sfida con Milano. Ma siamo proprio sicuri che questa non sia una deformazione ‘basilisca’ della realtà? A prescindere pure dal fatto che per città turistica non si intende solo una città d’arte e di cultura, ma una città che può giovarsi di molteplici tipi di flussi turistici (Katia Lacerra nel suo articolo ha fatto l’elenco completo di tutti i tipi possibili di turismo), il pensiero che Matera sia una città turistica e Milano non lo sia mi provoca una risata irrefrenabile. Se Matera è arrivata nel 2015, dopo la proclamazione a Capitale Europea della Cultura 2019, a 214.924 arrivi (+44% rispetto al 2014) ed a 353.645 presenze (dati APT Basilicata), sapete, cari lettori, Milano quanti turisti registra ogni anno? Sapete quante presenze ha totalizzato solo nel 2015? Sette milioni e centosettantamila (7.170.000). Te capì?, direbbe un mio caro amico milanese ad un basilisco qualsiasi. Te capì, basilisco, che turismo c’è a Milano? Ma, il basilisco sicuramente obietterà che a Milano, però, non c’è niente da vedere, a parte l’Expo, che c’è solo cemento, palazzoni (non c’è niente, solo palazzoni di cemento … questo refrain mi ricorda qualcosa …). A quel punto il colloquio immaginario (ma mica tanto) tra il mio amico milanese ed il basilisco rischierebbe di degenerare. Non c’è niente di arte e cultura a Milano, gli urlerebbe il milanese? Duomo, Pinacoteca di Brera, Colonne di San Lorenzo, Castello Sforzesco, Cenacolo di Leonardo, i Navigli, la magnifica Galleria Vittorio Emanuele, Palazzo Reale, la Scala ed altro ed altro ancora. E che dire delle case editrici, dei quotidiani nazionali e di otto importanti università? Quindi, Milano, che pure non è mai stata Capitale europea della cultura, è una città fortemente turistica (la seconda dopo Roma), è una città dove la cultura italiana sta di casa, è una città piena di opere d’arte e di attrazioni turistico-culturali, eppure … eppure … il basilisco continuerà per sempre a dire che è brutta. Forse, il problema di fondo risiede nell’uso di questo aggettivo, che, mi sembra, appare sempre più inadeguato e che andrebbe meglio specificato e, forse, sostituito con qualcos’altro. In ogni caso, questo è solo il primo dei tanti luoghi comuni che gravano sulle discussioni relative alla estetica delle città. Una mente ripiena di sciocchezze e di luoghi comuni vede solo quello che vuole vedere, non la realtà. Quando la realtà rivendica i suoi diritti (per esempio, quando ci fa sapere che Milano supera i sette milioni di presenze turistiche all’anno), i banali luoghi comuni coltivati dai massmedia di massa (un ossimoro, certo, ma ci sono massmedia talmente potenti che condizionano le coscienze ed altri, invece, che non arrivano a tanto) vanno a farsi benedire. Vanno a farsi benedire, soprattutto, per quel che ci riguarda più da vicino, i luoghi comuni, gli schemi, le parole d’ordine, i criteri di base della corregionale ‘ideologia basilisca’, che  si mostrano per quelli che sono; ridicoli.

PINO A. QUARTANA

 

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