CINQUANTA RAGIONI (50) PER IL ‘LIONS ARENA’

La proposta del Presidente del Potenza Calcio di costruire con fondi privati un nuovo stadio all’avanguardia in grado di ospitare vari servizi e varie attività commerciali è esplosa come una bomba in una città, che, solo da poco, sta tentando di rinascere e di rilanciarsi grazie alla spinta di alcuni ambienti esterni ed estranei al sistema di potere che ha sempre avuto in mano Potenza sin dalla fine della seconda guerra mondiale. Questi ambienti outsiders, di propria iniziativa, stanno contribuendo a diffondere in città un’aria positiva e di ottimismo o, addirittura, di entusiasmo,di orgoglio identitario cittadino. Dopo un periodo iniziale di dubbi e perplessità di cui si era fatto cenno già nei mesi scorsi, il sottoscritto ha sciolto ogni riserva residua e si è schierato senza esitazioni a favore del progetto, dopo aver visto il progetto ed il rendering dell’ingegnere Antonio Sarricchio. Ecco l’elenco di ben cinquanta motivi che mi hanno decisamente convinto a sostenere il progetto del nuovo stadio; lo stadio LIONS ARENA;

  1. Il primo motivo è un motivo di fondo, un motivo sostanzialmente storico-politico. Il progetto LIONS ARENA è il più eclatante (non necessariamente il più importante, ma il più spettacolare ed eclatante) segnale della nascita e del manifestarsi di una nuova Potenza, di una insperata ed imprevedibile rinascita di Potenza. Non è che l’ultimo segnale in quella direzione. Altri ce ne sono già stati in questi ultimi tre anni. Una città come Potenza, che, fino a pochissimo tempo fa, era scomparsa dai radar, piombando nell’anonimato più deprimente e subendo anche il peso di ben due dissesti finanziari, si sta orgogliosamente rialzando a dispetto dei più che la davano ormai per moribonda. Questa nuova Potenza si è imprevedibilmente concretizzata proprio in coincidenza con i fasti di Regime di Matera 2019, smentendo clamorosamente le previsioni nefaste ed anche irridenti che in questi ultimi anni erano state avanzate da parte di non pochi osservatori ed attori del gioco politico basilicatese, i quali erano giunti, addirittura, a mettere in discussione il secolare ruolo-guida di Potenza in Basilicata. La gravissima crisi degli anni scorsi è stata superata solo grazie ad un provvidenziale, insperato, imprevedibile nuovo ciclo virtuoso che in questo momento possiamo toccare con mano e che è il frutto di una inversione di rotta manifestatasi solo a partire dal 2016, poi proseguita con altri segnali fino ad arrivare al Capodanno RAI 2020 ed a questa proposta del nuovo stadio. Questo nuovo ciclo virtuoso ha interrotto un destino che per Potenza appariva ormai segnato (almeno fino al 2016), infaustamente segnato e segnato a favore di altre aree della nostra regione, già pronte ad approfittare del collasso di Potenza (dato per imminente tra il 2014, data di proclamazione di Matera 2019, ed il 2016). Se Matera 2019 avesse avuto successo, un vero successo, se non fosse stata, cioè solo una inutile e costosa esibizione provinciale di eventini culturali di scarsa qualità culturale, e se, al di là degli eventi culturali, il vero programma, quello segreto ed inconfessabile di Matera 2019, fosse stato coronato da successo e non si fosse risolto in un clamoroso fallimento, ma, soprattutto, se negli ultimi tempi a Potenza, per esclusivo merito di alcuni outsiders (tanto più outsiders perché tra quegli outsiders ci sono anche  potentini che avevano lasciato da tempo la loro città o erano stati costretti a lasciarla, il che è quasi lo stesso), non fosse stato messo in moto un circolo virtuoso che ha dato forti segnali di orgoglio e di rinascita, di rilancio di Potenza. Una rinascita svoltasi per tappe successive; la prima è stata una valorizzazione culturale ed identitaria a vasto raggio ed in grado di liquidare numerosi ed invalidanti luoghi comuni negativi imposti dal’esterno a partire dagli anni ’60, cioè imposti da una rilevante porzione di questa stessa regione interessata a scalzare Potenza, la seconda è stata il primo Capodanno RAI del 2017, la terza è stata la conquista della nomina a Città Europea dello Sport, la quarta si è palesata con la vittoria di una nuova Amministrazione Comunale (outsider anch’essa, sia in termini di storie personali, sia di radicamento politico cittadino) più fortemente marcata da orgoglio identitario cittadino. Altre tappe di questa clamorosa rimonta sono stati e sono quelle segnate dall’entusiasmante exploit calcistico del Potenza (fino al 2016-2017 pencolante pericolosamente verso l’Eccellenza regionale ed ora, con l’avvento del patron Salvatore Caiata, ai vertici di un girone C della serie C che assomiglia ad una B2). Il fatto che si parli in questi giorni anche di una Facoltà di Medicina e di altri fermenti in sotterranea gestazione, completano il quadro dell’entusiasmo, dell’orgoglio ritrovato (o trovato) e della rinascita. Ma i pericoli che la città ha corso in questi ultimi anni non devono essere sottovalutati o dimenticati e bisogna ricordare che, se non fossero accadute negli ultimi due-tre anni tutte queste belle ed imprevedibili cose, di Potenza e sicuramente di Potenza-capoluogo staremmo già a parlarne al passato. Nel 2014-2016 c’erano ormai tutte le premesse di fondo per un piano o per un progetto del ‘Potenza delenda est’ (per un piano di distruzione di Potenza, della sua immagine e del suo ruolo, innanzitutto). Mai, forse, nell’età contemporanea lo spirito pubblico e l’autostima erano arrivati, anche per effetto di quel subdolo piano o progetto, così in basso a Potenza. Si sentiva parlare solo di Matera e magnificare solo Matera, sulla scia di quel ‘golpe’ del PD in cui risiede la vera spiegazione della nomina di Matera a CEC 2019. Degli eventi culturali e della cultura fregava assai poco ad una classe politica che ha spinto da dietro le quinte per Matera 2019 e per una Matera 2019 in funzione antiPotenza secondo la strategia di quel piano che avrebbe dovuto svolgere il compito di abbattere e mortificare Potenza. Ma, già prima del 2014, i politici del Regime che ha dominato la Basilicata, e soprattutto Potenza, dal secondo dopoguerra ad oggi avevano predisposto tutti i fattori che hanno mortificato e depresso Potenza. Matera 2019 era stato programmato solo come il colpo di grazia, ma già da molto tempo prima erano stati messi in campo i fattori che hanno portato  il capoluogo alla paralisi, all’immobilismo ed alla autoflagellazione. Cosa è stato fatto a Potenza nei 70 anni del secondo dopoguerra da parte dell’Antico Regime democristiano e poi DC-PD-sinistra? Nulla o quasi nulla. Tra le cose buone, solo la Basentana e ben poco altro. L’elenco delle cose cattive, invece, è interminabile. La classe politica che ora sbraita contro Caiata e contro il suo progetto è la stessa che ha disseminato la città di costruzioni inutili e di scarso valore, è la stessa che ha prodotto depressione, bassissima autostima identitaria (un ex sindaco democristiano mi confessava in privato che l’atmosfera di depressione identitaria era stata favorita dai ras della politica locale), che ha firmato e voluto gli scempi nel nostro bel centro storico, che ha governato e dominato col clientelismo più spudorato e sfacciato, premiando i portaborse e non i meritevoli, è la stessa che ha stravolto e boicottato tutti i meccanismi sociali che vigono in una società attiva, moderna, vincente e produttiva, che ha deliberatamente, grazie all’ausilio di un certo tipo di intellettuali locali, svilito e oscurato il grande patrimonio culturale (materiale ed immateriale) di Potenza. Alla fin fine, anno dopo anno, con questa ‘cura’ da becchini la città si è ritrovata come un guscio vuoto, con un Comune due volte in dissesto (portato al dissesto sempre da esponenti dello stesso Regime). Il Regime DC-PD+associati dei partiti minori e di sinistra inoltre hanno (deliberatamente?) creato le condizioni per una Potenza pronta per essere divelta da Matera grazie al piede di porco di Matera 2019. Come non vedere che questa nostra cara Potenza ha allevato nel suo seno traditori e ‘collaborazionisti’ in larga scala e come non vedere che il Regime è sempre stato antipotentino, che lo è stato ancora più di più nel momento in cui sparì (o fece finta di sparire) la DC e in cui i democristiani sotto nuovo nome inglobarono e cooptarono la sinistra ex PCI, la quale antipotentina e filomaterana lo è stata da sempre, anche per motivi ideologici (il mondo contadino contro la città borghese, soprattutto)? A cosa poteva portare, se non al quasi auto-annullamento di Potenza, una miscela velenosa come quella appena descritta? Il ruolo culturale o la stessa dimensione culturale di Potenza è sempre stata negata in questi settanta anni a causa di motivi politici. La parte migliore della gioventù potentina è stata costretta, in maniera soft o meno soft, diretta o indiretta, a fare le valige e ad emigrare altrove. Non vi era nulla di casuale anche in questo triste fenomeno sociale. I giovani brillanti sono sempre stati altamente pericolosi per  quel Regime immobilista, depresso e neofeudale. Ciò perché essi potevano dare buoni esempi, che, però, potevano, al tempo stesso, rivelarsi pessimi per i ras del Regimetto locale, dal momento che quest’ultimo era interessato a seguire una logica del tutto opposta. In un contesto del genere non poteva fiorire un bel nulla; né entusiasmo, né orgoglio, né cultura, né libera iniziativa economica, né occupazione vera e sana (non quella ipertrofica del’impiego pubblico, andata in crisi verso l’inizio degli anni ’90 in correlazione diretta con l’esplosione del debito pubblico statale). Tutte queste porcate, tutti questi crimini di Regime compiuti a Potenza non hanno mai trovato opposizione o condanna. Soprattutto a Potenza, non vi è mai stata la sia pur flebile manifestazione di una resistenza, di una opposizione, di una opinione pubblica critica. Tutti allineati e coperti; piccoli ras di regime e pseudo-opposizione di sinistra erano in combutta sotterranea e non solo ‘de facto’ già da un sacco di tempo. Non c’è mai stata una opposizione degna di questo nome. Anzi, il contrario. Già dagli anni ’70 l’ambiente democristiano era in ottimi rapporti con il PCI locale, al punto che quando anche a Potenza nacque il PD si trattò di una cerimonia con una famiglia di fatto già formata. Gli unici eroi sono stati i giovani che se ne sono andati a far belle cose fuori, ma anche a provare quanto ‘sa di sale lo pane altrui’.  Ma quei giovani che se ne andavano non erano solo ‘diversi’, solo ‘dissidenti’ più o meno isolati, più o meno potenziali, più o meno in odor di sospetto. Erano anche il lievito di una vera e sana crescita e di una trasformazione in positivo, di una evoluzione, di una crescita. Quando la città è stata pesantemente svuotata, non ne hanno sofferto solo i giovani costretti ad andarsene, ma anche molti giovani sostenitori del Regimetto, che, una volta prosciugatasi la cornucopia impiego pubblico per via clientelare, si sono trovati nella stessa situazione dei giovani brillanti emarginati dal Regimetto locale (terminale di quello nazionale) e quindi l’emigrazione è diventato esodo. Dal programmato omicidio di Potenza, alla fin fine ci hanno rimesso tutti; ci ha rimesso la società potentina nel suo complesso. E, però, mai nessuno faceva questa denuncia. Nessuna denuncia; né delle porcate edilizie (come quella di Piazza delle Regioni, ad esempio, tanto per citarne una delle più recenti), nessuna denuncia dell’immobilismo imprenditoriale (e non), nessuna denuncia delle menzogne con cui è stato nascosto ai potentini il grande valore culturale della propria città, nessuna denuncia dell’esodo giovanile e della mancanza di iniziative imprenditoriale valide. Niente di niente. Omertà totale. Ora gli stessi quelli che  hanno fatto di tutto, deliberatamente o meno, per rovinare Potenza ed i loro seguaci omertosi li ritroviamo quasi tutti, chi  più, chi meno, nel partito del NO al LIONS ARENA. Incredibile, vero?
  2. Da quanto detto al punto 1 è evidente, lo sarebbe anche ad un cieco, che la battaglia per il LIONS ARENA non è solo la battaglia per un nuovo stadio o per nuove iniziative imprenditoriali. E’ anche e prima di tutto uno dei test, uno dei banchi di prova per la rinascita di Potenza, per ricominciare a parlare o per cominciare a parlare finalmente di una Potenza grande, viva, positiva, orgogliosa di se stessa, entusiasta, produttiva, forte perché in questa nuova Potenza vengono stimolate le energie non solo di Caiata, ma di tutti. Il LIONS ARENA è il discrimine, il ballon d’essai su cui si gioca la possibilità di far nascere quella bella Potenza che piacerebbe a tutti, meno che ai tristi reggicoda di Regime, che non hanno nulla da offrire alla città ed alla comunità al punto che la loro mediocrità disperante ha potuto produrre solo il Regimetto che hanno appoggiato senza alcuna dignità. Quel Regimetto andava benissimo per loro e per la loro mediocrità umana, culturale, morale, ma non è andato mai bene per Potenza ed ora siamo arrivati alla scena finale; o si cambia, e si cambia con persone positive e capaci, con persone che siano in grado anche di creare un grande stadio senza nulla chiedere alle casse pubbliche, o si perisce davvero e quindi chi si oppone al nuovo stadio non è solo ad uno stadio che si oppone ma si oppone alla speranza di una nuova storia, quella che potrebbe, un domani, risparmiare a tante famiglie il trauma di vedere i propri figli partire e di non tornare mai più.
  3. Quando, dietro l’opposizione al LIONS ARENA, non ci sono interessi politico-ideologici (la paura che Potenza inneschi un circuito virtuoso, anche imprenditorialmente ed economicamente virtuoso ed in grado di ridimensionare l’incidenza della politica e del potere burocratico-politico-amministrativo), allora ci sono interessi di tipo commerciale. Non tanto e non soltanto di piccoli esercizi commerciali, quanto di qualcosa di ben più grosso e di non ancora emerso. Si vocifera che, più o meno, nello stesso comparto cittadino, non lontano dall’area della ex Cip Zoo, ci siano altri progetti analoghi per costruire altri Centri Commerciali, progettati per insistere su superfici ben più grandi di quelle previste per il LIONS ARENA. In ogni caso, le Amministrazioni Pubbliche non sono tenute in alcun modo ad intervenire nel libero gioco commerciale e quindi a  decidere quale delle iniziative imprenditoriali nel campo del commercio sia meritevole o meno di una tutela in nome dell’interesse collettivo. E come potrebbe, d’altronde? Gli interessi dei commercianti di Via del Gallitello sono più degni di tutela di quelli del centro storico, tanto per dirne una? Per questo motivo, il progetto di un outsider dell’ex sistema di potere ben consolidatosi nei decenni scorsi, oggi Presidente di un club che ha risvegliato l’entusiasmo sociale di molti cittadini, un imprenditore capace, ma anche il segretario politico regionale di un partito che ha rotto il vecchio sistema di potere, dà fastidio ad ambienti che si trincerano dietro il parco, ma che sono interessati a ben altro.
  4. Il terzo motivo vero per cui il progetto del LIONS ARENA incontra ostilità da parte di alcuni si può sintetizzare nella parola ‘invidia’. Ci sono personaggini infimi che sono chiaramente invidiosi di ciò che Caiata sta facendo. Ma neanche di sola invidia si tratta. Se l’invidia si rivolge ad una persona, c’è un altro male dell’animo, un altro sentimento negativo che si rivolge contro l’intera città di Potenza. Dovrei tracciare una analisi di questo sentimento e, quindi, non potrei cavarmela con una sola parola. Ma c’è una parola ben nota, non un parola italiana, che descrive e sintetizza molto bene ciò che voglio denunciare. E’ una parola tedesca, ben nota ormai in tutto il mondo: Di cosa si tratta? La risposta più sintetica sarebbe; la gioia per le sfortune degli altri. Può rivolgersi ad una persona ma è un sentimento ostile e rancoroso (spesso segreto, almeno a Potenza) che si rivolge nei confronti di tutta la città. E qui la Scadenfreude si intreccia e si sovrappone a quella che chiamo da anni, l’ideologia basilisca. Quindi, la Scadenfreude che muove negativamente un certo numero di residenti a Potenza (chissà fino a che punto anche potentini e non solo residenti a Potenza) non prende di mira solo il progetto del LIONS ARENA, ma la stessa squadra del Potenza e va ben oltre, si rivolge a tutta la città. Gioia per sfortune vere o immaginarie, passate e presenti, proiettate nel futuro. Desiderio recondito ed inconfessabile da parte di una porzione di residenti di vedere Potenza nei guai. Una Scadenfreude basilisca, chiamiamola così.
  5. Il partito del NO che parla di speculazioni edilizie e di ‘sacco di Potenza’ non ha pudore perché quando si facevano gli scempi veri nessuno dei suoi accoliti ha mai fiatato o inscenato isteriche gazzarre contro i loro padroni clientelari e politici.
  6. La speculazione edilizia si riscontra quando l’affare ‘sporco’ ha nei suoli, rivalutati con aiuti compiacenti del politico o dell’amministratore amico del proprietario dei suoli o dell’impresario che vuol realizzare l’affare o quando qualcuno compra un terreno che vale poco e sopra vi costruisce volumi abnormi con appartamenti venduti a carissimo prezzo o comunque quando il nocciolo dell’affare speculativo è rappresentato da suoli o appartamenti o manufatti edilizi, ma non quando il nocciolo duro dell’impresa immobiliare è rappresentato da altre cose. Nel caso del LIONS ARENA, la speranza di ritorni economici è rappresentato da fonti di reddito che nulla hanno a che fare con la speculazione edilizia; a) la previsione o la speranza che offrendo uno stadio bello, grande e dotato di tanti confort (copertura dalla pioggia, più posti, più parcheggi) gli spettatori possano strutturalmente aumentare con un conseguente maggior fatturato derivante dal monte-biglietti; b) con i frutti delle attività commerciali inglobate nel nuovo stadio e che, evidentemente, in qualche modo dovranno risalire a coloro che nel Potenza Calcio investono i loro soldi;
  7. Nell’attività calcistica c’è un preminente interesse sociale. L’impresa calcistica non è come tutte le altre, come quelle che non danno nulla alla collettività e che dalla collettività prendono soltanto. In questo caso, il LIONS ARENA servirebbe soltanto a far sì che le attività calcistiche del POTENZA Calcio siano sostenibili finanziariamente perché è quasi impossibile guadagnare col calcio o non rimetterci.
  8. Costruire un nuovo stadio avrebbe dovuto essere già da tempo un dovere indiscutibile da parte di una classe politica minimamente degna di questo nome. Il Viviani è ormai uno stadio inguardabile, obsoleto e lo è già da un sacco di tempo. La ‘ciliegina sulla torta’ del Viviani è quella gradinata mozza, quel buco nei distinti che non si registra in nessun altro stadio conosciuto. Uno stadio con un sacco di problemi, problemi irrisolvibili. E chi lo vuol realizzare il nuovo stadio intende realizzarlo con soldi propri o, comunque, non con soldi pubblici. Un vantaggio che si verifica poche volte, eppure c’è chi avvelena i pozzi e inscena polemiche infinite. In questo caso un non costruttore imbastisce una operazione edilizia per dare qualcosa alla sua città e non solo per prendere.
  9. Come se non bastasse, c’è il grande appuntamento di POTENZA CITTA’ EUROPEA DELLO SPORT. Con questo nuovo progetto Il Potenza Calcio, nella persona del Presidente Caiata, sta dando una mano enorme alla Amministrazione Comunale per legittimare Potenza quale città prescelta per questa nomina prestigiosa, ma le ‘anime belle’ del partito del NO immagino che non gradiscano nemmeno la nomina a Città Europea dello Sport. Non vogliono niente di buono e di bello per Potenza. A loro piace solo esaltare nomine di città rivali.
  10. Il LIONS ARENA farebbe sparire un altro fenomeno che contraddistingue l’attuale degrado della zona su cui sorgerebbe il nuovo stadio e ne ha parlato lo stesso Caiata, ricordando ai radicalchic che davanti alla Cip Zoo stazionano spacciatori extracomunitari e prostitute (probabilmente extracomunitarie anch’esse). Forse, quando si tratta di questi soggetti il degrado non si deve vedere o deve essere addirittura esaltato?
  11. Le attività commerciali del LIONS ARENA potrebbero o potranno (si vedrà meglio quando i particolari del progetto saranno più chiari) svolgere un’altra funzione molto positiva per la città, cioè trattenere ‘in loco’ il grande flusso commerciale che da Potenza esce verso località campane, il che produrrebbe un ulteriore incremento del PIL cittadino. Non è solo il nuovo stadio in sé che serve alla nostra città, ma è anche quel nuovo Centro Commerciale che tanto disgusta e terrorizza le ‘anime belle’. Nella misura in cui si avrà il benefico effetto economico di cui al punto precedente l’argomento del danno ad altre attività commerciali cittadine perderà totalmente di rilevanza.
  12. Il LIONS ARENA è un progetto esteticamente molto bello e che porterà non solo vantaggi concreti per la città, per il calcio, per il commercio, per l’occupazione e per l’indotto commerciale (compresi il lavoro per le ditte che lo costruiranno). Ma, non dimentichiamolo mai, una comunità si alimenta anche, anzi soprattutto, per merito di fattori immateriali come prestigio, orgoglio, felicità sociale, guadagni di immagine. E chi se ne avvantaggia non è solo il Presidente Caiata o il Potenza Calcio, ma tutta la città di Potenza.
  13. Il LIONS ARENA potrà sviluppare altre attività non calcistiche (es. grandi concerti, che anch’esse potranno contribuire alla crescita del PIL, alla capacità di attrazione turistica, alla qualità della vita ecc. ecc.).
  14. L’argomento, del tutto infondato, della speculazione edilizia è portato strumentalmente avanti proprio da chi ha sempre coperto i tanti affari speculativi di cui il nostro ceto di palazzinari, legato alla politica ed al Vecchio Regime, è stato l’unico beneficiario ed addirittura da rampolli di palazzinari e di ex assessori, che con progetti edilizi, speculazione edilizia ed affini hanno fatto il bello ed il cattivo tempo.
  15. La stessa cosa di cui al punto precedente dicasi per l’argomento della ‘colata di cemento’. A questo argomento si deve aggiungere una connotazione culturale particolarmente negativa. Non sul cemento in sé, ma verso chi crede di spaventare e demonizzare l’audience con il vecchio argomento del cemento, usandolo come anatema demonizzante senza avere la capacità di articolare un discorso minimamente plausibile sulle costruzioni in cemento. Ancora c’è tanta gente che non smette di ripetere ‘a pappagallo’ slogan ammuffiti di cui oggi si vergognerebbe finanche la casalinga di Voghera o di Stagliuozzo. Non è una sostanza materica in sé che può essere responsabile di chissà quali orrori edilizi.
  16. Attribuisco alla sinistra potentina la grave colpa di aver fatto da ‘quinta colonna’ per i detrattori basilischi di Potenza, finendo, poi, per diventare della stessa pasta di quelli. Quante volte abbiamo sentito tanti dilettanti allo sbaraglio della sinistra potentina pontificare contro il cemenDo potentino e contro gli scempi del cemenDo a Potenza (che, sia chiaro, sono stati compiuti) ed esaltare la presunta purezza e bellezza dell’urbanistica materana? Ma la colpa più grave è soprattutto un’altra. Hanno dato ad intendere che il cemenDo sia un fatto che riguarda esclusivamente Potenza e non quasi tutto il mondo e, ancor peggio, hanno fatto assurgere Potenza a paradigma dei mali dell’urbanistica, a categoria metafisica del Male urbanistico ed estetico, prima di tutto deformando l’immagine della città e l’immagine del suo stesso aspetto urbano e poi omettendo di far rilevare che la disordinata urbanizzazione potentina (non tutta) è stato un regalo da parte di un ceto di costruttori con cui oggi la sinistra potentina si ritrova a braccetto nello stesso partito. Il cemenDo quindi non solo associato esclusivamente al Male ma associato ancor più esclusivamente a Potenza è una colpa che non si potrà mai perdonare a quegli stessi ambienti politici ed ideologici che compongono oggi il partito del No al progetto di Salvatore Caiata.  Ovviamente, la narrazione della sinistra potentina, dei basilischi interni alla città di Potenza contiene tante falsità e deformazioni, non solo quelle di cui sopra. Per dirne un’altra; lo sanno i dilettanti allo sbaraglio che, secondo i dati ISPRA 2016, a Potenza ci sono 18 kmq di suolo consumato (ergo, cementificato), mentre a Matera i kmq cementificati sono addirittura 21 e che l’incremento di consumo di suolo nel periodo che va dal 2012 al 2015 è stato del +1% a Potenza e del +4% a Matera?
  17. Lo sanno che col cemento, anche col cemento a vista, si sono realizzate autentiche architetture artistiche? Senza allontanarsi da Potenza, si possono fare già degli esempi rinomati. Potenza è un luogo particolarmente interessante per il discorso sul cemento che diventa opera d’arte; il Ponte Musmeci, il Palazzo di Dante Maggio ecc. ecc. Tutto il mondo contemporaneo, a partire dagli anni ’50, costruisce col cemento. Fissarsi sul cemento in sé e non sulle condizioni di contorno delle costruzioni in cemento è la spia di una terribile ignoranza. Usare, poi, questo argomento essendo figli di palazzinari o figli di chi ha favorito i palazzinari o di chi ha progettato costruzioni edili realizzate da palazzinari (nel partito del NO a Potenza ce ne sono, eccome se ce ne sono, incredibile a dirsi) è da poveracci sia in senso morale, che in senso politico ed anche in senso culturale.
  18. Quando gli architetti locali (di sinistra) non hanno lucrato con le opere di ricostruzione post-terremoto ed hanno voluto cimentarsi in qualcosa di più esclusivo e meno emergenziale hanno prodotto solo porcherie. Non so se tra i parkisti ci sono questi elementi, questi casi. Scommetto che ce ne sono, altroché se ce ne sono. O non so se ci sono affini ai palazzinari democristiani del secondo dopoguerra. Scommetto di sì. Ebbene, tra le pochissime cose belle fatte a Potenza nel secondo dopoguerra ci sono ingegneri ed architetti romani e c’è un solo architetto potentino. Nonostante ciò, è altrettanto vero che Potenza costituisce per la architettura contemporanea e del 1900, per la architettura di pregio e valore artistico del periodo, un caso molto interessante e felice. Delle quindici (secondo un mio personale elenco) opere di questo genere che la nostra città può vantare, solo quattro appartengono al periodo repubblicano (del Regime DC-PD+associati della sinistra e del centrosinistra) ed in quasi tutti questi quattro casi il merito non è nemmeno del Regimetto locale. Quest’ultimo ha ‘firmato’ solo scempi e porcherie. A parte queste quattro opere, tra cui il Musmeci, per tutte le altre cose belle fatte a Potenza bisogna risalire al Ventennio o all’Italietta giolittiana.
  19. In ogni discorso sulla speculazione edilizia, che attiene alla sfera del commerciale e del giudizio morale, è sotteso un implicito giudizio estetico. Il fabbricato edilizio frutto di una speculazione edilizia è solitamente, quasi sempre, per non dire sempre, anche un fabbricato brutto. Anche per questo motivo il LIONS ARENA nulla ha a che fare con la speculazione edilizia. Se uno stadio così bello, come si evidenzia dal video-rendering del LIONS ARENA, si farà, ne guadagnerà tutta la città, anche dal punto di vista estetico. Nel video si vede tanto verde, tante aiuole verdi appena intorno allo stadio così da farlo sembrare un parco in sé; si potrebbe chiamare anche LIONS PARK e non LIONS ARENA.
  20. La negatività semantica del concetto di speculazione edilizia comprende delle connotazioni di contorno. Ad esempio, l’edilizia intensiva (palazzi troppo alti e con densità abitativa molto alta). Tutto ciò è escluso ‘a priori’ nel caso del LIONS ARENA perché non esiste intensività per uno stadio di calcio. Altre connotazioni implicitamente negative sono da ricondurre al concetto di degrado e qui non si vede quale degrado ci possa essere.
  21. Un altro argomento contro la speculazione edilizia è che essa dà luogo a edifici isolati e privi dei servizi fondamentali (negozi, verde, ecc.). Esattamente tutto ciò che il LIONS ARENA intende offrire alla città.
  22. Un caso tipico di speculazione edilizia realizzato per mezzo di uno stadio è, invece, un caso inglese, un caso che non ha assolutamente nulla a che fare con i progetti del club rossoblu. Mi riferisco all’esempio del Boleyn Ground (Upton Park) di Londra, l’ex stadio del West Ham, squadra di serie A inglese. Lo stadio, di proprietà del club londinese, fu abbattuto, nonostante fosse bellissimo, anzi meraviglioso (proprio nulla a che vedere con il Viviani), per consentire ai proprietari una mega-speculazione commerciale del valore di 89 milioni di euro. Al posto del vecchio e glorioso Boleyn Ground stanno costruendo settecento appartamenti. La fine dello stadio del West Ham è del tutto simile a quella del vecchio stadio dell’Arsenal, l’Highbury. Questi sono casi di speculazione edilizia ed immobiliare, non quello del futuribile LIONS ARENA.
  23. Perché in tante città costruiscono nuovi stadi? Quale malattia culturale vieta di costruirne uno nuovo anche a Potenza? Forse, la malattia della ideologia basilisca? Vogliamo costruirlo con il tufo al posto del cemento? Al posto degli spogliatoi, vogliamo trasportare i sassi di Matera nel nuovo stadio per farne le sue dressing room? Sarà a quel punto bello ed ecologicamente accettabile per una sinistra locale, che è dieci volte più patetica di quella nazionale?
  24. Dal punto di vista del giudizio morale e dell’interesse commerciale complessivo della città perché far passare il falso punto di vista ecologista di chi non ama Potenza, di chi la usa solo come bancomat per stipendi, spesso parassitari e guadagnati solo per via di vassallaggio politico a scapito di meritevoli, e , infine, perché far passare il punto di vista di chi i suoi stipendi li spende a Salerno senza alcun guadagno per Potenza? Spesso si tratta sempre delle stesse persone; quelle che non vogliono il nuovo stadio.
  25. Al contrario, perché non far passare il progetto di uno che già ha dato infinite prove di amore per la nostra città, investendo soldi suoi per un business inconsistente come quello del calcio di serie C e che ora, sempre con soldi suoi o comunque non con soldi pubblici, vuol regalare alla città non solo un club definitivamente forte e sano economicamente ma anche una ventata di ottimismo, di lavoro, una struttura polivalente utile per tante altre cose?
  26. Quelli che si oppongono al nuovo stadio si oppongono a tutto ciò si sta provando per fare una Potenza grande. Basti pensare alle polemiche astiose per boicottare la vita sociale al Parco Fluviale del Basento la scorsa estate, solo per fare uno dei tanti esempi possibili. Sono sempre gli stessi, sono sempre loro. La sola idea che Potenza possa tornare grande (o diventare più grande che mai) fa venire a costoro le convulsioni epilettiche. Molti di loro dicevano, ce lo siamo segnati al dito, che l’ultimo Capodanno RAI era uno scippo di Potenza ai danni di Matera; gli stessi argomenti velenosi e puerili usati dal branco materano.
  27. La parte della città che vagheggia di fiori e di parchi su un’area degradata è esattamente quella dove l’impiego pubblico incide di più. Non hanno il problema di creare lavoro vero, attività produttive ma solo di rafforzare il Partito-Regione o, si spera, l’ormai ex Partito-Regione, il partito che ha diseducato tanta gente al lavoro vero, allargando a dismisura le maglie del pubblico impiego e selezionando le piante organiche con le ‘forche caudine’ del più bieco e scientifico clientelismo.
  28. Già la sola possibilità che il Potenza, grazie al LIONS ARENA, possa combattere seriamente per conquistare la B o possa essere promosso in B scatenerebbe così tanti effetti positivi, anche senza la dimensione commerciale apportata dall’annesso Centro Commerciale; felicità sociale ed identitaria, orgoglio, prestigio, visibilità, turismo sportivo, un giro di soldi più vasto a vantaggio di tutta la città e non di Caiata o, quanto meno, non solo di Caiata, che col Potenza non ci guadagna soldi per sé e che cerca solo di non perderci in modo da rendere strutturalmente sostenibile i conti di un club ambizioso oggi ai primissimi posti della serie C  (e che vuole guadagnare la serie B).
  29. Sembra un dato certo quello secondo cui, con uno stadio di proprietà e di alto livello, il numero degli spettatori aumenta strutturalmente con ciò che ne consegue in termini di incassi e fatturato. Infine, l’interesse della città è non solo quello di avere un nuovo, bellissimo, stadio, ma è anche quello di avere un vero centro commerciale. Attualmente veri centri commerciali non ce ne sono.
  30. Qualcuno obietta; ma perché il Comune di Potenza deve farsi carico degli interessi del club calcistico, non di Caiata, attenzione, ma del club calcistico? La risposta è semplice; perché anche il Potenza, 79° club calcistico italiano per importanza sui cento club che fanno parte della lista ‘chiusa’ dei cento più importanti club italiani, appartiene al patrimonio culturale, materiale ed immateriale, della città. Ha una storia di cento anni, ha questo riconoscimento ufficiale di essere il 79° club calcistico italiano per importanza del calcio italiano (e Potenza è la 73° città italiana per importanza calcistica), è un simbolo ed un messaggero della nostra città, è uno dei momenti più aggregativi (il che ha la sua grande importanza sia in termine di forza identitaria, che in termine di spettacolo e tempo libero, quindi, di qualità della vita). E last but not least non dimentichiamo che è anche una azienda che dà lavoro a centoventi persone circa. In conclusione, anche se il Potenza Calcio non interessa a tutti, certamente interessa a molti e inoltre è un patrimonio materiale ed immateriale della città, un patrimonio imprescindibile. Quindi, bisogna fare di tutto per assicurare che possa mantenersi nelle condizioni migliori; questo è il dovere della cosa pubblica. Inoltre, quale città oggi rifiuterebbe simili investitori?
  31. In base all’argomento di cui al punto precedente anche se il LIONS ARENA fosse una speculazione (ma non lo è affatto), con tutte le speculazioni che sono state compiute a Potenza dai referenti degli oppositori varrebbe la pena di dire che, speculazione più o speculazione meno, non cambierebbe nulla per cui si potrebbe dare il via libera anche ad essa. Ma, lo ripeto, il LIONS ARENA non è un progetto di speculazione edilizia. Col calcio non si guadagna; si può cercare solo di andare in pareggio o di perderci veramente poco in modo tale da potersi consentire lo sfizio o il piacere o l’onore di essere presidenti di un club, in questo caso del 79esimo club sui cento che hanno fatto la storia del calcio italiano.
  32. Se questa speculazione edilizia è fantasmatica, evanescente, allora tutti i pesi propendono per il LIONS ARENA.
  33. Il terreno su cui sorgerebbe il nuovo stadio potrebbe risultare problematico per il degrado a cui è stato abbandonato da quarant’anni. Questa è una occasione più unica che rara di cancellare quel degrado facendo sì che da esso nasca un’opera magnifica. E se invece le problematicità (amianto, carcasse dei maiali della ex Cip Zoo) dovessero evidenziare la difficoltà di realizzare uno stadio in quel sito, quelle stesse problematicità non potrebbero mai volgersi in un punto a favore dei sostenitori del Parco perché quegli stessi motivi renderebbero il Parco una ipotesi ancor più irrealizzabile del nuovo stadio.
  34. Per realizzare il Parco o un Parco sulla stessa area richiesta dal Presidente del Potenza ci vorrebbero molti soldi. Chi li caccerebbe fuori, visto che nessun privato avrebbe interesse a investire i suoi soldi in un Parco e visto che gli Enti Locali non avrebbero un euro disponibile per un nuovo Parco, dal momento che fanno già un’enorme fatica a mantenere quelli che ci sono già?
  35. I parchi esistenti a Potenza sono già ben dodici. Eppure questo non è un argomento a favore dei sostenitori del LIONS ARENA. Anche’essi sbagliano infatti quando portano l’argomento secondo cui ci sarebbero già troppi parchi a Potenza e secondo cui questa abbondanza, che dovrebbe darci lustro ed orgoglio, al pari di un nuovo stadio, è inutile, non serve, è quasi dannosa perché i parchi non possono essere
  36. In questo caso, nel caso del punto precedente c’è una evidente miopia da una parte e dall’altra, c’è una polemica portata avanti con argomenti puerili perché Potenza deve essere tutto e può essere tutto; città verde o addirittura Città Giardino, città di servizi e di potere politico-amministrativo, città turistica (almeno 200.000 presenze turistiche), città di cultura, città d’arte e città di sport. L’interazione fra queste diverse Potenza è un fattore sinergico, un fattore sistemico di crescita collettiva. Potenza ha la forza, ha le risorse, ha tradizione e storia per essere tutto.
  37. Se a Potenza ci sono già ben dodici parchi, io ne vorrei almeno diciotto e vorrei una Potenza Città Giardino, una formula dal sottoscritto ventilata ben prima che diventasse la sigla elettorale degli oppositori del NO al Lions Arena. Ci si sarebbe aspettato, da parte di chi ha conteso il Comune alla attuale maggioranza sotto l’insegna dello slogan ‘Città Giardino’, un semestre, il primo semestre della attuale sindacatura comunale, denso di progetti e di proposte per rendere Potenza Città-Giardino. Invece, non abbiamo letto ed ascoltato nulla di tutto ciò. L’unico momento in cui l’opposizione è uscita dal letargo è stato quando ha contestato al Sindaco attuale la legittimità della vittoria e quando ha fatto ricorso per la verifica dei risultati elettorali. Non mi pare un grande bigliettino di visita per presentarsi oggi alla città come i rappresentanti della Potenza green.
  38. Coerentemente a quanto sostenuto nei due punti precedenti, per me non ha alcun senso l’aut aut posto da entrambe le parti. Solo lo stadio per i sostenitori del progetto di Caiata. Solo il Parco per i detrattori dello stesso. Io voglio sia il Parco, anzi sia i nuovi parchi, sia il buon mantenimento e l’abbellimento dei dodici già esistenti, sia il LIONS ARENA. Se le due parti fossero in grado di impostare in maniera non miope e pragmatica la questione complessiva, già il sessanta per cento dei conflitti sarebbe immediatamente composto. La sola questione diventerebbe; che tipo di Parco? Dove? Che tipo di stadio? Dove?
  39. Un Parco nella ex Cip Zoo non potrebbe essere senz’altro una scelta ideale. Può essere l’unica area per un nuovo stadio perché un nuovo stadio non è facile da collocare e se il patron del Potenza chiede quella area è perché è la sola che soddisfa tutte le condizioni di contorno affinché possa sorgere. Ma per il Parco anzi per i Parchi la scelta è infinitamente più ampia. Potenza ha un territorio comunale di 176 kmq. Un territorio abbastanza vasto e naturalmente vocato al verde. Alcuni parchi di Potenza non sono neanche parchi veri e propri, ma aree verdi, alcune sono aree naturalmente verdi o boschive indicate come parchi. Due esempi; Parco Elisa Claps ha avuto poca progettazione per essere un parco ‘puro’ ed altrettanto dicasi per Parco Sant’Antonio La Macchia. Ben diversi i casi della Villa del Prefetto, della Villa di Santa Maria e di Montereale. Figuriamoci allora quante possibilità ci sono per Potenza di dotarsi di parchi e di aree verdi urbane aggiuntive. Alcune sono già in dirittura d’arrivo. La tredicesima area verde urbana o il tredicesimo parco sarà il costruendo Parco di Parco Aurora. Poi, ci dovrebbe essere il Parco della Torre Guevara, ma ci potrebbe essere anche, con poco sforzo e pochissima spesa, il Parco delle Cascatelle in Contrada Faloppa. Non per ripetermi, ma il Parco Fluviale del Basento è ben lungi dall’essere stato completato e qualcosa si deve fare anche per altri parchi ed aree verdi. E, per finire; in che modo il Parco, quel parco alla ex Cip Zoo, si inserirebbe nel progetto ‘Città Giardino’? Mai sentito nulla sull’argomento. Mi pongo e pongo un’altra domanda; ma i parkisti hanno un progetto Città Giardino, l’opposizione di sinistra presentatasi sotto l’insegna ‘Città Giardino’ ha un progetto di Città Giardino o il suo è stato solo un slogan elettorale?
  40. Per chi vuole impostare seriamente una politica dei parchi pubblici e delle aree verdi urbane c’è tanto da fare e tanto di meglio da fare che insistere su un fazzoletto di terra di scarsi 9.000 mq pieno di emergenze, circondato da tante cose che assolutamente non depongono per la costruzione di un parco (depositi di materiale combustibile, stabilimenti industriali, capannoni commerciali, autostrade). Un nuovo stadio, seppur con alcuni problemi può inserirsi meglio in uno scenario del genere, ma se debbo progettare un nuovo parco ho davvero di meglio come zona da individuare.
  41. Perché non abbandoniamo allora questo improbabile Parco dell’ex Cip Zoo (sgradevole solo l’accostamento) e non pensiamo a a); migliorare e tenere bene i parchi già esistenti; b) costituire una Agenzia potentina dei parchi cittadini e delle aree verdi urbane; c) creare altri sei o sette piccoli parchi (tre li abbiamo già sottomano. Come ho detto poco prima; il parco della Torre Guevara, il parco di Parco Aurora, il Parco delle Cascatelle) e perché non concentrarsi, per quanto riguarda un nuovo grande Parco, su un’idea innovativa?
  42. In un articolo pubblicato su questa rivista ho proposto la creazione del Parco della Memoria. Se mi proponessero l’area della ex Cip Zoo per collocare ciò che avrei in mente sotto il nome di Parco della Memoria prenderei letteralmente quel qualcuno a pedate nel didietro. Abbiamo tantissime aree contigue alla città ed alle sue periferie, senza bisogno di arrivare a Montocchio o a Lavangone (che pur fanno parte di Potenza). Insomma, per non essere dilettanti anche in questa materia bisogna predisporre un Piano preciso per Potenza Città-verde (non cominciamo affatto da zero; siamo già la seconda città più verde d’Italia dopo Trento per rapporto spazi verdi urbani/abitanti). Quanti parchi cittadini? Per fare cosa e per ambire a quale risultato? Chi li cura quotidianamente? Chi li sorveglia? Chi li abbellisce? Chi progetta i nuovi parchi? A quanti parchi cittadini vogliamo arrivare? Il sottoscritto, assoluto sostenitore del progetto di Caiata per il LIONS ARENA, avrebbe le idee chiare ed una risposta chiara per ognuna di queste domande riguardanti i parchi cittadini, ma il partito del NO allo stadio che dice?
  43. In questi giorni ne sto leggendo di cotte e di crude. Ad ogni obiezione da parte dei sostenitori del progetto LIONS ARENA vedo i corifei del partito del NO spostare sempre l’asticella. Tanti pretesti che non fanno una mezza ragione. Ho la netta impressione che quando si agisce così non si desideri mai niente di buono e di positivo, ma si voglia solo colpire chi si è, per fortuna, messo in testa di fare delle belle e grandi cose per la città. Il trionfo della malafede.
  44. Se su quell’area non si farà il nuovo stadio men che meno allora si farà un nuovo parco, una realizzazione che richiede tanti soldi pubblici. Questa è una sicurezza e quindi l’area ex Cip Zoo continuerà vergognosamente a troneggiare in un comparto della città strategico e cruciale e che richiede una riqualificazione a vasto raggio. E, quindi, ancora una volta; a che gioco stanno giocando i parkisti? Non si tratta, quindi, di decidere tra il nuovo parco ed il nuovo stadio, ma solo fra il nuovo stadio e il degrado attuale di quell’area.
  45. Sono passati anni ma i parkisti non sono riusciti nemmeno a farsi ricevere dal Presidente della Regione Basilicata e dal Presidente del’ASI (le cui competenze stanno per passare al Comune di Potenza). Caiata in pochissimo tempo ha già costretto tutti i soggetti interessati a riunirsi intorno ad un tavolo ed a schierarsi pubblicamente per sbloccare l’empasse. Invidia?
  46. L’argomento delle 12.000 firme da parte dei parkisti non è più valido. Oggi c’è un progetto migliore e soprattutto immediatamente fattibile.
  47. Il dilemma Parco/Stadio, in realtà, non esiste, né mai è esistito tale dilemma. Il degrado della ex Cip Zoo è lì sotto gli occhi di tutti da quarant’anni. E nessuno si è preoccupato mai di questo degrado. Neppure la sinistra locale, neppure i parkisti. Ma sono passati ormai già diversi anni anche dalla raccolta delle 12.000 firme a favore del parco. Perché non solo non è stato realizzato, ma non è mai stato neppure preso minimamente in considerazione dalla classe politica locale? Ciò vuol dire che, anche se non ci fosse la più che valida alternativa del LIONS ARENA, il Parco, in ogni caso, non si farebbe mai e che, quindi, il degrado dell’area diventerebbe eterno. Il dilemma Parco/Stadio è ormai per i parkisti solo è un artificio polemico e dialettico per impedire a Caiata o a chi chiede un nuovo stadio di realizzarlo.
  48. La cementificazione, la speculazione edilizia, l’imbruttimento sono processi universali a cui il partito del NO arriva con ritardo di decenni. Ora pensa di giocare facile demonizzando i progetti di un imprenditore che non fa parte del vecchio sistema politico, del vecchio sistema politico da cui il partito del NO ha origine ed al quale mai si è opposto in passato (oppure si è opposto in maniera, più o meno, larvata, ma si tratta di altre persone che oggi non sono più presenti fra di noi e che non sono presenti nel partito del NO al LIONS ARENA).
  49. Opporsi a scempi, a consumo di suolo inopportuno e forzato, a progetti esteticamente discutibili (diciamo così), a speculazioni edilizie è oggi più che mai legittimo e sacrosanto, ma qui si sta sbagliando dolosamente e clamorosamente il bersaglio. Chi voglia opporsi a quei fenomeni estetici avrebbe tanto da lavorare solo se lo volesse, lasciando stare il LIONS ARENA. Riparare i guasti del passato in alcuni casi è ancora possibile. Per esempio, perché non battersi per abbattere quella schifezza di Piazza delle Regioni? Perché non abbattere quel palazzo in Via XX Settembre (Piazzetta Martiri Lucani) che ha schiacciato la Torretta medioevale di Discesa San Giovanni? Perché non rimuovere quei due pezzi di cemento dalla Scalinata dei Cento gradini e rifarla secondo un vecchio stile liberty parigino? Perché non abbattere la Nave del Serpentone? Perché non abbattere l’edificio scolastico che ottenebra la vista della Torre Guevara? E ce ne sarebbero altre di azioni di recupero, di abbellimento e di risanamento da fare. Ma su questi temi le anime belle dell’immaginario (molto immaginario Parco della Cip Zoo) non li ho mai sentiti.
  50. Ricordo che il Presidente Caiata non intende ricevere regali ma chiede solo la concessione in diritto di superficie dei circa novemila metri quadrati in questione o, al limite sarebbe disposto anche ad acquistarli, ovviamente ad un prezzo ragionevole e non ai prezzi folli ventilati da qualche ‘esperto’ parkista Cip Zoo.

 

PINO A. QUARTANA

 

 

 

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