DA VIA PRETORIA AI JAZZ CLUB DI NEW YORK: EMANUELE BASENTINI

Se si vuole capire la tradizione musicale ed artistica e quindi culturale in senso lato di Potenza, ma anche le sue peculiarità all’interno della stessa regione della quale è a capo e nella quale si inserisce, allora una delle figure sulle quali bisogna soffermarsi a parlare è quella di Emanuele Basentini, consacrato ormai dalla critica musicale italiana come uno dei migliori e più noti chitarristi jazz italiani in Italia ed all’estero.

Nato a Potenza nel 1971, comincia ad imparare a suonare la chitarra sotto la guida del padre Pietro, che ha cercato di valorizzare la musica folk lucana. Nel 1984, alla tenera età di 13 anni Emanuele Basentini, potentino doc, comincia ad appassionarsi alla musica jazz, forse anche sulla spinta degli anni ’70, jazzisticamente molto fertili a Potenza. Nel 1989 comincia a frequentare i corsi di Siena Jazz nei quali viene notato da molti musicisti e l’anno seguente, nel 1990, all’età di 20 anni si trasferisce a Roma dove intraprende la carriera concertistica che lo porterà ad esibirsi sui più importanti palcoscenici in Italia ed all’estero. Da quel momento ad oggi, Emanuele Basentini ha collezionato un tale numero di concerti e di collaborazioni di cui non è possibile riferire o tenere il conto. Nel 1997, ancora giovanissimo, ha vinto il prestigioso Premio jazz dedicato a Massimo Urbani. Ha vissuto per qualche tempo anche a Parigi, ma ha vissuto sempre girando per lezioni nei Conservatori, per concerti, per premi jazzistici, tra cui il ‘Baronissi Jazz’ e per serate in televisione. Nel 1998, esce il suo primo album dal titolo “Just in time”, un lavoro che si avvale di prestigiose collaborazioni, come quella di Franco D’Andrea, il decano dei pianisti jazz italiani (ex Perigeo) e di Pietro Ciancaglini, entrambi ben disponibili a dar vita all’Emanuele Basentini Quartet. Nel 2002 viene chiamato da Renzo Arbore per la sua tournée ed anche al “Maurizio Costanzo Show” e a “Donna sotto le stelle”. Nel 2007 esce il suo secondo album dal titolo, “Red and Boss Gang” con la partecipazione di Red Pellini. Nel 2008 esce il suo terzo album, un CD dal titolo “The best thing for you” , realizzato insieme al sassofonista bolognese Carlo Atti (Basentini-Atti Quintet per la Red Record di Milano). Nello stesso anno viene invitato al “The Italian Jazz Festival” di Londra e durante la permanenza a Londra si esibisce sia al Club 606 sia al famoso Ronnie’s Scott.  In Italia e’ stato docente in varie scuole; dall’Università della Musica di Roma, al Sant Louis, dalla Scuola del Testaccio. al Conservatorio “Gesualdo da Venosa” di Potenza, tenendo corsi di incontri jazzistici seminariali e di storia della musica con indirizzo jazz. Nel 2009 il Consiglio Regionale della Basilicata gli ha conferito il premio del “Lucano insigne” nel mondo. Dopo una lunga carriera sui palchi italiani, Emanuele Basentini sbarca a New York nel 2010 e nella Grande Mela viene accolto nei principali Jazz Club della città, tra cui Smalls, Fat Cat, Kitano, Little Brunch, Piano Due, Le Cirque, St. Nick ecc. ecc. Suona in rappresentanza del jazz italiano al Dizzy’s Jazz Club del Lincoln Center nell’ambito della rassegna “Italians Jazz Days 2010”. Si esibisce con i più affermati musicisti dell’ambiente newyorkese, come Harry Allen, Joe Cohn, Grant Stewart, Ehud Asherie e tanti altri.

Nel 2012 fonda il “Potenza International Jazz Festival” che si tiene anche nel 2013. Sempre nello stesso anno, Emanuele Basentini si trasferisce definitivamente nella capitale mondiale del jazz, dove si esibisce regolarmente in coppia con il talentuoso sassofonista Alex Hoffman con cui stringe un forte sodalizio. Ha scritto di lui il critico Giovanni Monteforte: ”Chitarrista top italiano molto conosciuto ed apprezzato all’estero, ha messo a punto un sistema di fraseggio avanzato, torrenziale, imprevedibilmente fantasioso e supportato da una prodigiosa tecnica strumentale. Difficilmente assimilabile ad altri chitarristi è forse più riconducibile a stili propri di altri strumenti come il sax o il pianoforte”.

Emanuele Basentini ha spiegato come è nata questa sua grande vocazione e passione che da una tranquilla città di provincia del Sud Italia, quale è Potenza, l’ha portato sui massimi palcoscenici, anzi su mitici palcoscenici del jazz mondiale in quel di New York. Intendiamoci. Potenza una sua piccola tradizione jazzistica già ce l’aveva, fatto questo, tra l’altro, assolutamente stupefacente in una regione che ancora oggi basa tutta la sua tradizione musicale sulla tarantella, sulla cupa cupa e sulle canzoni del folclore lucano (fatta eccezione proprio per Potenza, dove la musica folk lucana è sostanzialmente assente ed a cui la città è sostanzialmente estranea, con l’unica eccezione che era costituita proprio dal padre di Emanuele), ma in ogni caso l’ascesa del potentino Basentini ha del clamoroso. Egli si è raccontato qualche anno fa, quando il padre era ancora vivo ed in attività, con le seguenti parole: “La mia passione per la dea delle sette note è, per così dire, genetica. Il mio bisnonno suonava la fisarmonica. Dei suoi tanti figli, molti intrapresero lo studio della musica. Mio nonno era uno strabiliante clarinettista; mio padre si è occupato e si occupa da anni di dare un’identità alla musica popolare lucana, da sempre dimenticata o confusa con la tarantella. Diverse sue pubblicazioni nonché concerti in tutto il mondo hanno avuto l’obiettivo di aprire le porte sul variegato e affascinante universo della musica popolare, capace di esprimere sensazione straordinarie. Oggi io sono chiamato dal jazz per proseguire il suo impegno”. Emanuele Basentini ha le idee chiare e grinta da vendere. “La stessa – ha scritto Michele Chisena – che lo porta a esprimere giudizi severi sul sistema musicale italiano, reo, a suo parere, di favorire, a volte, la mediocrità o i soliti noti. È orgoglioso di non possedere un computer (che scherzosamente chiama esempio di “tecno – illogicità”). Gli bastano una chitarra e un amplificatore per suonare e esercitarsi tutto il giorno”. Del mondo digitale e della tecnologia applicata alla musica, Emanuele Basentini dice, non senza toccare punti teorici esteticamente (nel senso dell’Estetica filosofica) molto impegnativi con citazioni colte prese da noti filosofi contemporanei: “Conosco tanti musicisti che, grazie alla familiarità con questi linguaggi che io giudico falsi, hanno fatto fortune e carriere, magari registrando suonerie per telefonini o suonando con orchestre virtuali: tutto questo non mi interessa. Tutti i grandi musicisti sono senza spazio né tempo. Forse questo è il superamento dell’arte di cui parlavano Gilles Deleuze e Carmelo Bene”. Durante la conversazione – ricorda Michele Chisena che lo ha intervistato qualche anno fa – Basentini non nasconde il forte legame con la Basilicata. “Kurt Rosenwinkel, forse il più importante chitarrista contemporaneo, mi stima moltissimo”, ci tiene a puntualizzare  il jazzista potentino al suo intervistatore. “Dopo un seminario jazz a Tuscia, cittadina del viterbese, ha voluto trascrivere sei miei assolo. Poi mi ha chiamato e non poteva credere che io fossi di origini lucane. Pensavo fossi cittadino di Roma. Riteneva impossibile che in un posto cosi lontano dal nucleo propulsivo della musica jazz si potesse elaborare un linguaggio così rivoluzionario e così contemporaneamente attaccato alle radici americane”. Comunque, il legame con la Basilicata e particolarmente con Potenza, la sua città, si è consolidato sia con l’insegnamento al Conservatorio ‘Gesualdo da Venosa’, sia con l’organizzazione del Potenza International Jazz festival, una rassegna che ha avuto vita breve ma che ha fatto rivivere una grande stagione del jazz potentino, quella avutasi per tutti gli anni ’70 con il Potenza Jazz. E ovviamente dobbiamo sperare che Basentini cerchi ancora di fare qualcosa per il jazz a Potenza, non solo portando in giro per il mondo il suo nome, così tipicamente potentino, ed anche prestigio riflesso alla sua città, ma anche cercando di ideare qualche altra iniziativa per nuove rassegne o concerti da tenere in loco. Senza dimenticare che Potenza, oltre alle rassegne jazz già citate, gode anche di una buona parte della programmazione concertistica di un’altra affermata rassegna che è Marajazz.

Nuovi talenti del jazz potentino crescono

Quando una città comincia a sedimentare una tradizione in qualsiasi ambito, ad un certo punto si verifica un fenomeno di fioritura spontanea di nuovi talenti. Così sembra stia avvenendo col jazz a Potenza. Quindi, la città di Vittorio Camardese, l’inventore del tapping, e di Emanuele Basentini, di vari Festival Jazz e dove agisce anche l’influsso di un Jazz club molto attivo e del Conservatorio, comincia a ‘sfornare’, se così si può dire, anche altri promettenti talenti del jazz e magari a proporli su un palcoscenico nazionale. Un nome emergente è, per esempio, quello di Andrea Candela. Nasce a Potenza nel 1987 e si avvicina al pianoforte all’ età di 6 anni. In seguito inizia lo studio del pianoforte classico presso il Conservatorio di Potenza “G. Da Venosa”. Nel corso degli anni ha avuto modo di studiare con musicisti come Pino Iodice, Barry Harris, Dado Moroni, Ehud Asherie, Franco D’Andrea, Stefano De Bonis. Ha partecipato a diversi Festival e rassegne: Nuoro Jazz, Universa Musica, Time in Jazz,GCI Note Differenti, Tatì Jazz Club, Basilijazz, CWS in Jazz, Ladisa Jazz Au Dehors, Open Jazz, Club 1799, Sheraton Nicolaus Hotel, Club La Sosta, Man In Jazz Festival ecc.. Vincitore della borsa di studio al Nuoro Jazz 2009 e il Premio per la formazione del gruppo dei migliori allievi del Nuoro Jazz Festival. Da qui nasce il progetto originale “Close Far Collective” con il quale registrerà un disco a cui parteciperà come ospite Paolo Fresu. Partecipa sempre da borsista alle edizioni 2010 e 2011 del Pertosa Jazz Campus. Nel 2013 si laurea nel corso di Jazz presso il Conservatorio di Potenza “G. Da Venosa” con il massimo dei voti. Sempre nel 2013 nasce la formazione “The Smitherson”, con Giovanni Scasciamacchia, Mike Lovito, Frank La Capra,con il quale registra il disco “Palma” per la Four Records, come ospite Guido Di Leone. Ha suonato con Tommaso Scannapieco, Giovanni Amato, Joye Garrison, Emanuele Basentini, Giovanni Scasciamacchia, Michael Supnick, Tiziana Ghiglioni, Guido Di Leone, Giuseppe Bassi. Quello di Candela forse non è neppure il solo esempio di jazzista potentino pronto alla rampa di lancio (dopo Basentini, ovviamente). Ce ne sono ancora altri. Per esempio, sulla rampa di lancio nazionale o forse già in orbita da tempo c’è anche Valerio Pontrandolfo, nato a Potenza il 24 Aprile 1975. Si appassiona alla musica jazz attorno ai vent’anni grazie ad Emanuele Basentini e poco dopo si trasferisce a Bologna, dove comincia lo studio del sassofono prima con Carlo Attied in seguito con il grande Steve Grossman. Nel 1999 incontra il pianista americano Barry Harris, con il quale approfondisce lo studio dell’armonia e dell’improvvisazione jazz. Svolge la sua attività concertistica in vari jazz clubs e teatri con importanti musicisti italiani e stranieri tra i quali: Steve Grossman, Bobby Durham, Alain Jean-Marie, John Webber, David Hazeltine, John Engels, Byron Landham, Chuck McPherson, Sangoma Everett, Tom Kirkpatrick, Gianni Cazzola, Dado Moroni, Andrea Pozza, Paolo Birro, Nico Menci, Danilo Memoli, Massimo Chiarella, Aldo Zunino, Luciano Milanese, Carlo Atti, Piero Odorici, Emanuele Basentini, Jimmy Villotti e Giancarlo Bianchetti. Ha partecipato inoltre a diverse rassegne e jazz festival, tra cui Jazz à Vienne (Francia), Jazz à Liège (Belgio), Bologna Jazz Festival, Umbria Jazz Winter, Venezia Jazz Festival, Laigueglia Jazz Festival e Modena Jazz Festival. Dal 2006 suona stabilmente nel gruppo “Two Tenors Quintet” di Steve Grossman. Il panorama dei nomi emergenti del jazz potentino si conclude con quello di Francesco Giambersio (Potenza, 04/09/1987) che inizia a studiare pianoforte classico all’età di 6 anni. Nel 1998 entra nel “Conservatorio G. Da Venosa di Potenza” sotto la guida del Maestro M. Albanese. Nel 2000 ha partecipato come solista al Concorso Pianistico Nazionale Città di Torre del Greco, ottenendo il diploma di merito. 

Nel 2005 ha conseguito la Licenza in Teoria e Solfeggio e nel 2007 il compimento inferiore di pianoforte. Ha studiato pianoforte classico privatamente con il maestro Domenico Sannella e jazz a Roma con il pianista Leonardo Borghi. 

Nel 2008 e 2009 ha suonato nell’ ”IsJazz Ensemble”, orchestra con sede a Napoli con la quale ha partecipato ad importanti rassegne musicali (“Musica nelle Corti di Capitanata” a Foggia, “Rodi Jazz Fest” 2008 a Rodi Garganico (FG)) e ha inciso un disco di musiche originali di Francesco D’Errico, con la partecipazione di Ettore Fioravanti e Giulio Martino. 

Tra il dicembre 2007 e febbraio 2008 contribuisce alla realizzazione del progetto “Marco Smiles Quintet”, con l’incisione del disco del sassofonista Marco Lopomo – “Marco Smiles” con il Marco Smiles Quintet. Nel 2009 partecipa all’incisione del disco “Marco Smiles in the sky”, insieme con Giulio Martino, Giovanni Scasciamacchia, Marco Lopomo e Camillo Salerno.  Ha finora suonato e collaborato con: IsJazz Ensamble 2008, Francesco D’Errico e Valerio Pontrandolfo.

 

POTENTIA REVIEW

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