‘Potentia’ romana e cristiana; prospettiva archeologica del centro storico

 

“Città antichissima, ma di ignoti principi”. Con queste parole, nel 1754, il francescano Giuseppe Maria Rugilo descriveva la città che aveva dato i natali al Beato Bonaventura. Molto tempo è passato da allora, eppure ancora oggi l’apparente assenza di evidenze monumentali inganna quanti fra coloro che, percorrendo anche quotidianamente le vie del nostro centro storico, ignorano che sotto i loro piedi sono sepolti i resti di quello che fu, dal II secolo a.C., il municipio romano di Potentia. La città romana non occupava l’intero pianoro su cui oggi si sviluppa il moderno centro, frutto di successivi ampliamenti di età angioina ed aragonese, ma si estendeva approssimativamente tra l’area della Cattedrale e quella della chiesa di S. Michele. I limiti settentrionali e meridionali, invece, correvano in corrispondenza, rispettivamente, degli attuali assi costituiti da Via IV Novembre-Via Due Torri e da Via del Popolo, ovvero lungo i due versanti della collina, dove l’accentuata pendenza ne ha impedito a lungo l’urbanizzazione. L’impianto, ieri come oggi, era caratterizzato dalla presenza di due arterie principali, tra loro parallele, che attraversavano il centro per tutta la sua lunghezza, via Pretoria e via XX Settembre, e che cronisti locali del secolo scorso riferiscono abbiano restituito in più punti i resti della “selciata antica”. All’interno di questo circuito, l’area forense, cuore politico della città, era probabilmente localizzata, ieri come oggi, in corrispondenza dell’attuale Piazza Matteotti, mentre la vicina Piazzetta Martiri Lucani ospitava il cuore religioso della città, il tempio di Mefitis. Dalla piazza, nella toponomastica seicentesca non a caso ricordata come Largo Dea Mefite, proviene infatti almeno una delle quattro iscrizioni sacre conosciute dedicate alla Dea, come pure i resti di un altare, oggi perduto. Esterne al circuito urbano erano invece le necropoli; la prima, sorgeva alle spalle dell’attuale complesso della Caserma dei Carabinieri “O. Petruccelli”, lungo la strada che, dalla piana del Basento, costeggiando la chiesa di S. Rocco, giungeva ad una delle porte urbiche, oggi Porta S. Luca. Le sepolture erano ai lati della strada, segnate da semplici steli iscritte, talvolta accompagnate da bassorilievi, come il busto di defunta di età repubblicana reimpiegato, non a caso, nella facciata laterale della chiesa di S. Rocco, o racchiuse all’interno di monumenti funerari, come testimonia almeno uno dei due bassorilievi, oggi al Museo Archeologico Nazionale di Metaponto, rinvenuti nei terreni alle spalle della Caserma, e che raffigura una coppia di liberti e la loro patrona. Una seconda area di necropoli si sviluppava sul versante opposto, alle spalle dell’attuale chiesa Cattedrale, anche in questo caso lungo una via d’accesso alla città, la strada che, dopo aver attraversato l’odierno rione S. Maria, risaliva sul colle potentino all’altezza di un’altra porta, oggi Porta S. Gerardo. Numerose le iscrizioni qui rinvenute e reimpiegate, ma accanto a queste va sicuramente ricordato anche un esemplare marmoreo di sarcofago, attualmente conservato presso il Palazzo Vescovile. Si tratta di un manufatto del II secolo d.C., la cui faccia principale è decorata al centro da tre figure femminili nude, le Tre Grazie, accompagnate da due Eroti alati in basso; altri due Eroti, questa volta con fiaccole abbassate in segno di lutto, decorano gli angoli della cassa, mentre sui lati brevi è scolpita una doppia scure affiancata da due scudi. Il coperchio è infine decorato da un festone di fiori di loto con una rosa al centro. Il manufatto proviene probabilmente da un monumento funebre che costeggiava la via d’accesso alla città e doveva, nella sua collocazione originaria, essere poggiato, esattamente come oggi, ad una parete, destinato alla sola visione frontale, come dimostra il retro non lavorato. Il sarcofago, ancora nel XVIII secolo, era adoperato quale altare maggiore della chiesa Cattedrale ed in esso vi fu riposta l’urna contenente le ceneri di S. Gerardo, accessibile ai fedeli attraverso un foro praticato asportando la decorazione del pannello centrale, probabilmente giudicata troppo pagana. Ed è ancora la Cattedrale a custodire altri frammenti della storia di Potentia, questa volta cristiana. Sotto il pavimento del coro della chiesa, infatti, interventi di restauro hanno riportato alla luce, alla fine degli anni ’60, due brevi strutture murarie che racchiudono al loro interno un mosaico policromo a decorazione geometrica, datato tra il IV ed il VI secolo d.C. Al di sopra di questo vano, sicuramente facente parte di un edificio più complesso e sulla cui funzione persistono ancora forti dubbi, è stata costruita una successiva struttura absidata. Purtroppo anche l’interpretazione di quest’ultima è piuttosto incerta, sebbene, in questo caso, la presenza di un’abside orientata ad est, orientamento questo ricorrente nei primi secoli del cristianesimo, ed il perfetto allineamento con l’abside dell’attuale Cattedrale, potrebbero far pensare ai resti della primitiva basilica paleocristiana, significativamente costruita nel punto più alto della città. Potenza, del resto, era sede vescovile già a partire dalla fine del V secolo d.C., quando il suo vescovo Erculenzio consacrò la chiesa di S. Michele e S. Marco Confessore che un fedele aveva voluto far costruire in un fondo di sua proprietà all’esterno delle mura cittadine ed alla quale potrebbe appartenere il mosaico a grandi tessere verdi rinvenuto nel 1984 al di sotto del pavimento della navata destra dell’attuale chiesa di S. Michele. Ed è qui, appena fuori le mura dell’antica Potentia, che si conclude il nostro breve itinerario archeologico nel centro storico, ricordando però che troppo poche sono state le indagini qui condotte e che ben altro potrebbe aggiungersi a quello che oggi conosciamo della storia più antica della città. Per il momento, a smentire le parole del Rugilo, basta ciò che fin qui abbiamo descritto, piccoli tesori nascosti per chi vorrà cercarli.

ANNARITA DI NOIA

Nella foto; Palazzo Vescovile – Potenza; sarcofago di epoca Romana.

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