POLITICHE MONETARIE ED ECONOMICHE FUORI CONTROLLO; NON SANNO NEMMENO FARE I LORO CALCOLI

Dinanzi alla crisi economica europea gli orientamenti fin qui prevalsi sono i seguenti tre:

1) La via tipicamente italiana dell’indebitamento statale perenne, senza fine, malamente coperto dal progressivo strozzamento finanziario del Paese, un autostrozzamento fatto di sempre maggiori tasse e di sempre maggiori tagli come conseguenza della copertura di un sempre maggiore indebitamento. E’ la via seguita finora dai governi italiani degli ultimi anni, a cominciare dal Governo Monti.

2) La via tipicamente tedesca della cosiddetta austerità (soprattutto per i Paesi del Sud Europa, i cosiddetti PIGS, i “paesi maiali”), che prevede ugualmente maggiori tasse e maggiori tagli per far fronte ai piani di rientro dei debiti europei (Fiscal Compact), suscettibili però di portare il Continente, e sicuramente la sua parte meridionale, ad un molto probabile ‘Big Crunch’ economico, fiscale, finanziario e sociale (sarebbe come togliere di colpo ad un drogato la droga senza provare nemmeno a scalargliela con il metadone). L’Italia non riuscirà ad onorare il Fiscal Compact, forse nemmeno a cominciarlo, tanto è vero che sta spostando sempre più in là le date per cominciare ad onorare il grande impegno che gli stessi governi italiani hanno sottoscritto. Con Renzi questa furbesca e, nello stesso tempo, disperata tattica dilatoria si è arricchita di una serie di richieste all’Europa tendenti ad allargare le strette maglie dell’indebitamento. I tentativi fin qui esperiti sono tutti falliti, tra cui quello dei giorni scorsi. Il governo Renzi sta licenziando Leggi di Stabilità che finanziano una buona parte della spesa corrente a deficit e, quel che è grave, l’Europa ha dato via libera finora a questi trucchi. Dal canto loro, ambienti politici e finanziari tedeschi non hanno mancato finora di far filtrare allarmanti voci circa l’eventualità di risolvere la crisi europea dei debiti pubblici con una Patrimoniale oppure con un prelievo forzoso dai conti dei cittadini degli Stati più indebitati, così come si è già sperimentato a Cipro. Intanto il bail-in è già in vigore dal gennaio 2016 e, nonostante l’Italia sia un Paese di risparmiatori fresconi, c’è tanta gente che comincia seriamente a preoccuparsi per i suoi risparmi custoditi nel circuito bancario italiano, su cui gravano 200 miliardi di crediti in sofferenze e 190 miliardi di’ incagli’.

3) La via dell’uscita dall’euro, della svalutazione competitiva della moneta comune, del diritto della Banca Centrale Europea di fungere da prestatore di ultima istanza a favore degli Stati membri (così come funzionava la Banca d’Italia fino al luglio del 1981 quando avvenne il ‘divorzio’ Tesoro-Bankitalia), la via della stampa di carta moneta senza soste e limiti, come predica la MMT (Moderna Teoria Monetaria), il ripristino della sovranità monetaria italiana con il ritorno alla lira dopo l’uscita dall’euro, la via dell’espansionismo monetario neokeynesiamo (antiausteritario) e così via. Queste appena elencate sono tutte ‘terze vie’, ma sono tutte, almeno al momento attuale, improbabili ed inattuabili, fatta eccezione per l’espansionismo monetario che è già in atto da tre anni, ma con risultati scarsissimi. Quello che si sta facendo concretamente da tre anni è l’espansione monetaria targata Draghi (più che BCE, essendoci nel Board della BCE grandi contrasti latenti fra i tedeschi e gli olandesi, da un lato, e Draghi, dall’altro che continua a stampare euro come se non ci fosse un domani).

Nello stesso tempo, Draghi, sa benissimo, anche se millanta tutto il contrario, che i margini di manovra della Banca Centrale Europea sono ormai finiti con il denaro che costa ormai zero, con una massa di titoli obbligazionari europei che segna rendimenti negativi, con un Quantitative Easing che salirà dai 60 miliardi mensili di acquisti di titoli obbligazionari del marzo 2015 a 80 miliardi. Ma più di così Draghi e la BCE non possono fare, e, lo ripeto, a questo punto Draghi deve cominciare seriamente a preoccuparsi anche della unità del Board della BCE. Infatti, sei giorni fa, il 20 aprile, Draghi ha reagito molto seccato alle critiche sempre più insistenti provenienti dalla Bundesbank tedesca e dal suo governatore Weidmann, sostenendo la tesi, peraltro scontata, che la BCE ha il compito di fare gli interessi di tutta l’eurozona e non solo della Germania. In quella stessa occasione, Draghi ha escluso anche ogni possibilità di attuare la politica dell’helicopter money, in termini terra terra, la politica di cominciare a buttare i soldi dagli elicotteri, cioè di cominciare a regalare denaro fresco, appena creato dal nulla dalla BCE, direttamente alle famiglie e non più alle banche. Ma questo non si può fare e Draghi, che lo sa benissimo, lo ha immediatamente ribadito. Ma se l’helicopter money è fuori da ogni prospettiva, allora, cosa rimane a Draghi ed alla BCE? Ben poco, ormai, quasi nulla e non è detto che sia un guaio, tutt’altro. Cerco di spiegare al lettore di POTENTIA REVIEW qual è la vera posta in gioco a livello di politica monetaria europea.

Draghi e la BCE (e non solo loro, a dire il vero, ma anche la Federal Reserve statunitense ed altre Banche centrali del pianeta) sognano una ripresa dell’inflazione. L’obiettivo dichiarato ormai da due anni da Draghi è una inflazione che salga verso il 2%. Ma perché Draghi ed anche diversi governanti europei, tra cui soprattutto il Renzi, vogliono che l’inflazione salga almeno al 2%? Ovviamente, perché pensano che una ripresa, almeno minima, dell’inflazione possa cavare le castagne dal fuoco, a cominciare dal peso del debito (accantonando per un attimo le cause del debito, soprattutto del debito italiano, quello che fa maggiormente paura oggi all’Europa). In fondo, c’è sempre stata nei secoli una via classica per risolvere il problema del debito e cioè quella di inflazionare il sistema. Un aumento dell’inflazione, che in questo momento in Italia sta a zero, consentirebbe al governo Renzi di diluire il rapporto debito/Pil, aumentando il denominatore cioè il PIL attraverso l’inflazione (soprattutto, attraverso la sua componente nominale derivante, appunto dall’inflazione). Che poi l’inflazione finirebbe col gettare ancor più nello sconforto circa sette-otto milioni di italiani, gli italiani che già non ce la fanno più da anni e che vedrebbero aumentare il costo della vita in assenza di politiche di Welfare come quella del Reddito Minimo Garantito, a chi ci governa, al PD, a Renzi non può, come si dice a Roma, fregare di meno. E, guarda caso, il PD è il principale ostacolo affinché anche in Italia si adotti il Reddito Minimo Garantito. L’Italia insieme alla Grecia è il solo Paese dell’Unione Europea dove ancora non è previsto il Reddito Minimo Garantito per le famiglie alla disperazione, per coloro che non ce la fanno più nemmeno a sopravvivere. Comunque sia, finora, dopo due o tre anni di politiche monetarie tese a far alzare il livello di inflazione, i risultati sono stati, da questo punto di vista, ampiamente fallimentari. Come dicevo prima, in questo momento in Italia l’inflazione è a zero e non riesce proprio a salire. Per fortuna della povera gente, aggiungo. Per fortuna della povera gente, soprattutto meridionale, per fortuna di tutti i poveri della Lucania e di Potenza, che sono sempre di più. Per fortuna dei poveri di Potenza, della Lucania, del Sud Italia e dell’Italia intera, l’inflazione è inchiodata al palo. La deflazione è quindi l’incubo della BCE e dei governanti italiani (e non solo italiani). La deflazione si sta dimostrando un osso sempre più duro per costoro. Anche perché, ciò che questi non capiscono proprio è che le cause della deflazione ostinata non sono più quelle che erano in passato. Ci troviamo oggi di fronte a cause strutturali che presagiscono addirittura dei grandi cambiamenti o sconvolgimenti epocali; deflazione da debito, deflazione tecnologica e, non ultima, deflazione salariale. Quanto le autorità monetarie europee e le autorità politiche italiane siano miopi, siano inadeguate alle sfide dell’oggi, lo si può capire da una contraddizione palese a cui sto pensando proprio negli ultimi giorni. Draghi e il governo Renzi sono talmente miopi (per non dire peggio, ma io ho già detto di costoro molto, ma molto peggio in altre sedi) al punto che non sanno calcolare nemmeno i propri interessi, per quanto poco degni di essere perseguiti essi siano. Consideriamo la politica del governo Renzi e del PD. Essa, si caratterizza per essere una politica che vuole fermamente, contro la volontà della maggioranza del popolo italiano, una immigrazione incontrollata, di clandestini, di profughi, veri o presunti, che, prima o poi, si metteranno sul mercato del lavoro, In realtà, questo processo è già in atto da tempo. Mentre il tutore di Renzi, Draghi, pompa sempre più soldi creati dal nulla nel tentativo (disperato) di far salire l’inflazione nell’Eurozona, il Renzi che ti fa? Accoglie sempre più immigrati clandestini, sfruttati da datori di lavoro senza scrupoli. Quali possono essere gli effetti concreti di questa politica dell’immigrazione? Certamente, un effetto è quello di fare incrementare la deflazione salariale. Il meccanismo è noto. Lo spiegava bene già Marx un secolo e mezzo fa. La spiegazione di Marx non ha nulla di marxista; è valida anche per non marxisti come il sottoscritto. Se poi ci mettiamo la deflazione da debito, quella derivante dall’oppressione fiscale in atto in Italia e quella derivante dalla espansione tecnologica, il quadro è completo. E se consideriamo, inoltre, che una delle poche vie intelligenti e virtuose per tentare di aumentare un pochino l’inflazione sarebbe proprio quella del Reddito Minimo Garantito, proprio la riforma che il PD e Renzi, però, non vogliono, allora, si capisce davvero quanto catastrofico sia il livello della classe politica che governa, per modo di dire, l’Italia; un livello catastrofico, se pensiamo che non sanno fare bene neanche i calcoli di ciò che davvero gli converrebbe.

PINO A. QUARTANA

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