UNA RIVISTA CULTURALE, UNA CITTA’

Ogni fine d’anno porta con sé la liturgia del bilancio; è naturale chiedersi come è passato l’anno uscente, come è stato usato il tempo dei trecentosessantacinque giorni trascorsi; chiedersi se tutte le aspettative sono state soddisfatte, se le frustrazioni hanno preso il sopravvento, soprattutto, bisogna considerare gli errori commessi nell’anno che sta facendo le valige come punto di riferimento per migliorarsi e cercare una certa evoluzione esistenziale. Ebbene, questa fine 2016 non fa eccezione a tale liturgia e da queste pagine di Potentiareview, cogliamo l’occasione per trarre un bilancio di questi primi mesi di vita della nostra rivista, che valga come rampa di lancio per un nuovo corso d’idee a cui invitiamo la cittadinanza potentina. Siamo in vita dal mese di maggio e con uno sforzo appassionato e costante siamo giunti a fine dicembre con la soddisfazione di avere un buon seguito e, soprattutto, di aver raggiunto l’obiettivo principale che ci si era prefissi: creare un punto di coagulo di tutte quelle volontà, di tutte quelle menti che nel capoluogo lucano, non rassegnandosi al pigro fatalismo potentino, volevano trovare un veicolo per comunicare le idee ed i valori della città, iniziando a dar luce ad ipotesi di sviluppo e miglioramento di questa. Scorrendo i vari numeri di questi mesi, si potrà notare come sia stata offerta una vetrina di valori artistici, urbanistici e culturali vari che la città di Potenza ha nel proprio patrimonio e che, magari, avrebbero bisogno soltanto di un minimo di consapevolezza della cittadinanza e soprattutto delle amministrazioni per essere capitalizzati in funzione di una forma di sviluppo turistico. Nello stesso tempo, la messa in evidenza di questo valoroso patrimonio, ha fatto ancor più risaltare il colpevole e tradizionale disinteresse dei cittadini, che, facendo perno su di un “tragico destino ineluttabile” per disgrazia ricevuta, hanno mistificato una strutturale pigrizia civica, lasciando la città in preda al degrado civico, culturale ed urbanistico degli ultimi anni, senza rendersi conto dei tesori che si hanno e senza dedicare, quindi, nemmeno un minuto ad elaborare idee per metterli a frutto. La città in venti anni ha progressivamente avuto una forte emorragia demografico-giovanile, ha subito un forte degrado del centro storico e si è ridotta ad essere solo un bancomat oppure una riserva di caccia elettorale per un ceto politico sempre più estraneo alla città. Potenza è stata presa in una morsa da questo ceto politico, quasi tutto di provenienza esterna. Tutto senza che i cittadini, in forme dirette o indirette, cercassero di reagire verso consorterie di potere che sono, in buona parte, responsabili di tutto questo, anzi, i potentini hanno ritenuto, per necessità o per scelta, di  accovacciarsi all’ ombra di sistemi clientelari rispondenti a tali consorterie. Inoltre, questo ceto politico regionale degli ultimi lustri individuava in Matera il solo posto in questa regione in grado di rappresentare l’immagine ‘nobile’ della regione e per fare questo non ha esitato a mortificare Potenza, che serviva, appunto come già detto, solo come bancomat e riserva di caccia elettorale. Per il resto, per un motivo o per l’altro, conveniva alla classe politica regionale fare di tutto per affossarla e mortificarla, soprattutto nella immagine. Sempre approfittando più del lecito e più del dovuto delle sue intrinseche difficoltà. L’occhio opportunistico delle varie giunte regionali intravedeva nell’escalation materana delle presenze turistiche un’ottima leva per esaltare promesse di sviluppo della regione (benché, spesso, lasciate alla vaghezza, senza un minimo di programmazione effettiva) e, quindi, per garantirsi un serbatoio di consenso. Potenza, quindi, veniva abbandonata da ogni progettualità, senza un minimo di difesa civica da parte dei suoi abitanti. L’abbandono di ogni progettualità per Potenza ad opera della classe dirigente della Regione Basilicata (sarà un caso che nella Giunta Regionale attuale non ci sia nemmeno un potentino?), coincideva, neanche a farlo apposta, con la mancanza di passione per la città e di progettualità della sua classe amministrativa cittadina. Il tema del centro storico e del suo destino è fondamentale per la vita di una città, sia in termini simbolici, che reali. Il centro storico incarna il punto identificativo di una comunità urbana, ne porta le connotazioni, trasmette il senso di auto-considerazione di una comunità. Se questo è vero, il centro storico di Potenza ha trasmesso in questi anni tutto il fatalismo e l’abbandono dei cittadini verso la propria città e sicuramente può far ipotizzare una certa incertezza progettuale da parte dell’amministrazione comunale. Proprio dalle pagine di Potentiareview si è spesso cercato di denunciare questo abbandono del centro e, nello stesso tempo, si è cercato di avanzare prospettive di sviluppo urbanistico in cui il centro storico diventi il grande centro culturale a trecentosessanta gradi della città, demandando alla periferia una funzione direzionale ed amministrativa. Dunque, il nostro bilancio di fine anno è carico di soddisfazione per la luce accesa sui tesori e le qualità progettuali di Potenza, ma sicuramente è pregno di forte senso critico per quel fatalismo e quella inerzia civici che contraddistinguono i potentini e per quell’ancora indecifrabile senso di prospettiva che sembra attanagliare la nostra amministrazione comunale. Un augurio di un 2017 denso di progetti e d’idee con Potentiareview, catalizzatore e propulsore del movimento di rinascita della città.

Potentia Review

(Nella foto: Potenza – Via Vescovado di notte)

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