Il salario minimo da corrispondere a una colf o a una badante regolarmente assunta viene aggiornato ogni anno in base alle variazioni dell’inflazione rilevate dall’ISTAT e applicando quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro Domestico. Per il 2025, la retribuzione minima è stata aumentata dello 0,96% rispetto ai valori dell’anno precedente, in linea con la crescita dei prezzi al consumo.
Le nuove retribuzioni minime per il 2025
La commissione nazionale competente, composta da rappresentanti delle organizzazioni sindacali e datoriali del settore, si riunisce ogni anno per stabilire i nuovi minimi retributivi, che rappresentano la soglia al di sotto della quale nessun datore di lavoro può scendere nella paga mensile o oraria riconosciuta agli assistenti familiari. Se la commissione non trova un accordo, l’adeguamento avviene in automatico da parte del Ministero del Lavoro, applicando l’80% del tasso di inflazione per gli stipendi e il 100% per l’indennità di vitto e alloggio.
Per il 2025, i valori di riferimento a cui attenersi sono i seguenti per le principali fasce contrattuali, riferite a rapporti di lavoro convivente (cioè quando la lavoratrice o il lavoratore risiede presso la famiglia dove presta servizio) e calcolati su una base di 54 ore settimanali (234 ore mensili):
- Livello A: 736,25 euro al mese
- Livello AS: 870,13 euro al mese
- Livello B: 937,06 euro al mese
- Livello BS: 1.003,99 euro al mese
- Livello C: 1.070,94 euro al mese
- Livello CS (badante convivente per persona non autosufficiente): 1.137,86 euro al mese
- Livello D: 1.536,60 euro al mese
- Livello DS: 1.602,95 euro al mese
Questi importi rappresentano la base obbligatoria, a cui si possono aggiungere maggiorazioni specifiche, come per esempio la presenza di più assistiti non autosufficienti (+10%), oppure indennità particolari definite tra le parti.
Le fasce di inquadramento e le differenze di livello
La classificazione dei livelli contrattuali tiene conto delle mansioni svolte. Ad esempio, una colf rientra nei livelli A o B in base a competenze e autonomia nello svolgimento del lavoro domestico, mentre una badante che assiste persone autosufficienti si colloca in genere nel livello C. Il livello CS è specifico per chi presta assistenza a una persona non autosufficiente e comporta un compenso più elevato date le maggiori responsabilità e l’intensità del lavoro.
Per incarichi di particolare complessità, con responsabilità di gestione della casa o di coordinamento, si arriva ai livelli D e DS, caratterizzati da una retribuzione ancora superiore.
Retribuzione oraria e casi non conviventi
Per rapporti di lavoro non convivente, la retribuzione minima oraria varia in base al livello e deve essere anch’essa rispettata dal datore di lavoro. Per il 2025, a titolo indicativo:
- Colf livello B: 6,68 euro lordi all’ora
- Baby sitter: 7,10 euro lordi all’ora
Il compenso orario viene applicato nei casi in cui la persona assunta non risieda stabilmente presso la famiglia ma svolga il lavoro solo per un certo numero di ore settimanali, secondo quanto stabilito dal contratto.
Indennità di vitto e alloggio
Per i lavoratori conviventi, alla retribuzione base bisogna aggiungere le indennità di vitto e alloggio, il cui valore viene aggiornato ogni anno e corrisposto anche quando, per qualche motivo, la lavoratrice o il lavoratore non consuma il pasto o non dorme effettivamente presso il domicilio del datore.
Obblighi contributivi e adempimenti
Oltre al salario minimo, il datore di lavoro domestico deve aggiungere la quota contributiva dovuta all’INPS, calcolata sulle ore o mesi lavorati. Tale cifra è a carico sia del datore che del lavoratore, con trattenuta direttamente in busta paga per la quota lavoratore e versamento della quota totale all’ente previdenziale.
È inoltre obbligatorio:
- Consegnare regolarmente la busta paga ogni mese
- Versare i contributi in modo tempestivo
- Concedere ferie e permessi retribuiti
- Rispettare le normative su malattia, maternità e infortunio
La mancata osservanza di queste regole può esporre il datore di lavoro a sanzioni e dare luogo a vertenze sindacali.
Come adeguare il salario e gli errori da evitare
L’importo minimo va aggiornato dal 1° gennaio di ogni anno, senza necessità di accordo tra le parti: è sufficiente applicare le nuove tabelle pubblicate dalle associazioni di categoria e, appena disponibile, il decreto ministeriale che le conferma ufficialmente. In caso di variazione delle mansioni o delle condizioni della persona assistita, è necessario anche rivedere l’inquadramento contrattuale e, se occorre, modificare la retribuzione.
Molto importante è evitare di sottopagare la colf o la badante, anche involontariamente: la legge non ammette ignoranza sulle tabelle aggiornate e prevede l’obbligo, per il datore di lavoro, di tenersi informato tramite fonti ufficiali. Un compenso inferiore ai minimi di legge può essere impugnato dal lavoratore, dando diritto non solo agli arretrati ma anche agli interessi maturati e, in alcuni casi, a risarcimenti aggiuntivi.
Retribuzioni personalizzate e trattamenti integrativi
È sempre possibile concordare, con regolare scrittura, importi superiori rispetto al minimo, per premiare l’esperienza, la continuità del rapporto, la disponibilità a lavorare nei festivi o in orari notturni. Tuttavia, nessun accordo può derogare in negativo rispetto ai minimi fissati dalla legge e dal contratto nazionale, che rappresentano una protezione base a favore dei lavoratori domestici.
In sintesi, il rispetto delle retribuzioni minime è un dovere inderogabile per ogni famiglia o datore di lavoro che si avvalga della collaborazione di una colf o badante, sia come lavoro domestico convivente che ad ore. L’allineamento ai valori annualmente stabiliti, oltre a garantire trasparenza e regolarità del rapporto, protegge entrambe le parti da contestazioni legali e contribuisce a una maggiore dignità del lavoro domestico in Italia.