L’invasione delle cimici si ferma grazie a questi animali: ecco i loro predatori naturali

Negli ultimi anni, la presenza delle cimici, in particolare la cimice asiatica (Halyomorpha halys), è diventata una vera minaccia sia per le coltivazioni agricole che per la vita quotidiana nelle zone urbane. Questi insetti invasivi sono in grado di riprodursi rapidamente e provocare ingenti danni a diverse colture, come meli, peri, kiwi e molti altri frutteti, causando perdite fino al 40% dei raccolti nei terreni colpiti.

Il ruolo dei predatori naturali nella lotta biologica

Per lungo tempo si è ritenuto che la diffusione delle cimici fosse favorita dalla quasi totale assenza di nemici naturali nei territori di recente colonizzazione, come l’Europa e in particolare l’Italia. L’insetto, originario dell’Asia orientale, è infatti privo degli antagonisti che limitano la sua espansione nel proprio areale nativo. Questo squilibrio ecologico ha consentito un’ampia e rapida proliferazione dell’insetto, rendendo difficile una gestione efficace attraverso i tradizionali metodi di controllo.

Tuttavia, la ricerca agronomica e fitosanitaria si è concentrata sempre più sullo studio dei predatori e parassitoidi naturali che, se introdotti o favoriti, possono ridurre in modo significativo la pressione delle cimici sulle colture agricole. In particolare, una delle strategie più promettenti risiede nella cosiddetta lotta biologica, ossia l’impiego di altri organismi viventi per ridurre le popolazioni di specie dannose.

La vespa samurai: il nemico giurato della cimice asiatica

Tra i numerosi organismi investigati, l’imenottero parassitoide Trissolcus japonicus, noto comunemente come vespa samurai, si è rivelato estremamente efficace nel colpire la cimice asiatica. Questo piccolo insetto appartiene alla famiglia degli Scelionidae e svolge il suo ruolo entrando in azione nel ciclo riproduttivo della cimice:

  • Depone le proprie uova all’interno delle uova della cimice asiatica, compromettendone lo sviluppo e provocando la morte degli embrioni di cimice.
  • Le larve della vespa si nutrono dell’uovo ospite fino al completo sviluppo, azzerando di fatto la generazione successiva di cimici.

Originariamente presente in Asia, la vespa samurai è stata selezionata per un programma di lotta biologica classica, che prevede l’introduzione dell’insetto in nuovi habitat, come strumento di contenimento delle popolazioni di cimice asiatica. In Italia, a partire dal 2020, sono state avviate azioni di rilascio controllato di Trissolcus japonicus, con i primi risultati positivi già evidenziati in alcune regioni.

Oltre alla vespa samurai, altre specie dei generi Trissolcus e Telenomus (ambedue selezionati tra gli imenotteri scelionidi), ma anche appartenenti alla famiglia Eupelmidae come Anastatus, hanno mostrato una discreta efficacia nel parassitismo delle uova di cimice asiatica, contribuendo così alla riduzione della popolazione. Alcune popolazioni spontanee di Trissolcus mitsukurii sono state recentemente ritrovate in Italia, sintomo di un adattamento naturale e di una promettente sinergia nella lotta biologica.

Parassitoidi autoctoni e predatori generalisti

Nonostante la cimice asiatica si sia diffusa in un ambiente privo di molti suoi nemici naturali, ricerche condotte da istituzioni come il CREA e vari enti regionali hanno evidenziato la presenza di parassitoidi autoctoni che, pur con successo modesto, iniziano ad agire come controllori biologici. Un esempio interessante è rappresentato da Ooencyrtus telenomicida, un micro-imenottero già presente in Italia. In laboratorio, una singola femmina di questa specie è riuscita a parassitare fino al 35% delle uova della cimice in 24 ore, arrivando in condizioni favorevoli a risultati ancora migliori in presenza di più individui.

I predatori generalisti, cioè quei predatori che non si nutrono esclusivamente di cimici, svolgono un ruolo accessorio nel contenimento, specialmente tra gli aracnidi (ragni), altri insetti predatori come coccinelle e crisope, e predatori epigei presenti nel suolo o sulla vegetazione. Si tratta di organismi che, se tutelati dall’uso corretto dei fitofarmaci e dalla promozione di buone pratiche agronomiche, possono coadiuvare nella limitazione delle popolazioni di cimice.

Talvolta vengono segnalati anche funghi entomopatogeni come Ophiocordyceps nutans e virus specifici, che colpiscono la cimice asiatica e potrebbero in prospettiva essere utilizzati come agenti di controllo biologico integrato.

Prospettive future e sostenibilità

L’impatto delle strategie di biocontrollo sulle popolazioni di cimici è oggetto di continui studi e monitoraggi, con l’obiettivo di trovare soluzioni efficaci e sostenibili per l’equilibrio degli ecosistemi e la tutela dell’agricoltura. Se da una parte la lotta biologica tramite l’introduzione di antagonisti come la vespa samurai e altri parassitoidi rappresenta una prospettiva concreta per fermare l’invasione delle cimici, dall’altra è necessario operare con cautela per evitare possibili effetti collaterali sull’ambiente e sulla biodiversità locale.

Esistono infatti dibattiti all’interno della comunità scientifica e tra gli addetti ai lavori circa i rischi connessi all’introduzione di specie esotiche come la vespa samurai, che potrebbe, in assenza di un controllo attento, diventare a sua volta invasiva. È quindi fondamentale che i rilasci siano effettuati sotto stretto monitoraggio, accompagnati da politiche di gestione attenta e integrata, come suggerito anche dalla lotta biologica adottata in altre emergenze fitosanitarie.

La promozione di buone pratiche agricole come la riduzione dell’uso di insetticidi a largo spettro e l’adozione di sistemi di difesa integrata, unita all’incremento della biodiversità nei sistemi colturali, può favorire la sopravvivenza e l’efficacia dei predatori naturali autoctoni e introdotti. Così, ogni elemento del mosaico ecologico può concorrere a contenere l’invasione delle cimici in modo naturale e sostenibile.

La lotta alle cimici resta dunque una sfida ancora aperta, ma la strada segnata dall’impiego dei predatori naturali, come la vespa samurai e altri parassitoidi, rappresenta oggi una delle speranze più concrete per ristabilire l’equilibrio tra insetti nocivi e ambiente coltivato. Attraverso la collaborazione tra ricerca scientifica, istituzioni e agricoltori, è possibile avanzare verso sistemi di produzione più resilienti e rispettosi della natura, come promosso dalla moderna difesa fitosanitaria integrata.

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