LA SCONOSCIUTISSIMA STORIA DEI MIRACOLI POTENTINI DI SAN FRANCESCO

La storia di Potenza è stata profondamente ignorata, a cominciare dagli stessi potentini. Per esempio, alcuni fatti del Medioevo potentino sono tanto importanti quanto totalmente sconosciuti. Come, ad esempio, la storia che andrò qui a raccontarvi dei miracoli di San Francesco a Potenza. Riguardo alla Chiesa di San Francesco a Potenza ed al culto francescano in città, ci sono da dire delle cose molto interessanti. Tommaso da Celano, il primo biografo di San Francesco, ne parla nel suo ‘Trattato dei miracoli’. I miracoli attribuiti a San Francesco nella nostra regione sono quattro; uno, avvenne nel paese di Pomarico, in provincia di Matera, uno nei pressi di Venosa e gli altri due proprio a Potenza. Il primo dei due miracoli potentini del Santo Patrono d’Italia fu quello del canonico Ruggero, ritenuto fra i più importanti fra quelli attribuiti al Santo di Assisi, se non addirittura il più importante. Ma lasciamo la parola al beato Tommaso da Celano, che colloca la nostra città in Puglia. In realtà, tra il XII ed il XIII secolo, Puglia era il termine che racchiudeva larga parte dell’Italia meridionale:

“Presso Potenza, città del regno di Puglia, vi era un chierico di nome Ruggero, uomo di onore e canonico della Chiesa madre. Costui essendo straziato da lunga infermità un giorno entrò a pregare per la sua salute in una chiesa, in cui vi era dipinta l’effige del beato Francesco, rappresentante le gloriose stimmate. E avvicinandosi per pregare presso l’immagine, si inginocchia molto devotamente. Tuttavia, fissando le stimmate del Santo, volge i pensieri a cose vane, e non respinge con la ragione l’aculeo del dubbio che in lui sorgeva. Infatti, illuso dall’antico nemico, col cuore turbato, cominciò a dire fra sé: ‘Sarà proprio vero che questo santo sia stato glorificato con tale miracolo, o piuttosto non fu una pia illusione dei suoi? Fu una falsa scoperta e forse un inganno  inventato dai frati. Tale prodigio sarebbe superiore ad ogni umano sentire e sarebbe lontano da ogni giudizio della ragione’. O stoltezza di uomo! Dovevi piuttosto venerare con tanta maggiore umiltà quel miracolo, quanto più era meno inteso da te! Era tuo dovere sapere, se eri ragionevole, che è cosa facilissima per Iddio rinnovare di continuo il mondo con nuovi miracoli, ed operare sempre in noi per la sua gloria cose che non ha operato in altri. Che altro mai? Mentre si disperde in tali pensieri, viene colpito da Dio con una dura piaga, perché impari dalla sofferenza a non bestemmiare. Viene colpito sulla palma della mano sinistra, poiché era mancino, mentre ode un sibilo come di freccia scoccata dalla balestra. Subito dopo, stupito sia dalla ferita che dal sibilo, si toglie il guanto che portava. Dove non c’era prima alcuna ferita, scopre ora nel mezzo della mano una piaga, come di un colpo di freccia, che gli procurava tanto bruciore, che gli sembrava di venir meno dal dolore. Mirabile a dirsi! Nessun segno di rottura appariva sul guanto, perché alla segreta ferita del cuore rispondesse anche il dolore di una piaga  segreta. Si lamenta quindi per due giorni e ruggisce esacerbato dal dolore acutissimo, rivelando a tutti il mistero del suo incredulo cuore; confessa di credere che in san Francesco vi furono davvero le sacre stimmate e giura assicurando che era scomparso in lui ogni fantasma di dubbio. Supplica quindi il Santo di Dio, di essere aiutato per merito delle sacre stimmate, e pregando versa molte lacrime. Nuovo miracolo: svanita l’incredulità, la guarigione del corpo segue alla guarigione dello spirito. Sparisce ogni sofferenza, si calma il bruciore, scompare ogni segno della ferita. Quell’uomo diviene umile davanti a Dio, devoto al Santo e legato all’Ordine dei frati da perenne amicizia. Questo miracolo fu sottoscritto con giuramento e controfirmato dal vescovo locale. Mirabile benedetta potenza di Dio, che nella città di Potenza fece cose magnifiche!”

Il fatto si svolse quasi sicuramente nella prima metà del 1200. Dalle indicazioni del Beato Tommaso da Celano dovremmo essere anche in grado di individuare la chiesa di Potenza in cui avvenne il miracolo del canonico Ruggero (parliamo di miracolo, ovviamente, mettendo tra parentesi il fatto che si creda o no ai miracoli; quello che ci interessa in questa sede è la rivalutazione storica e la valorizzazione turistica della città); quasi sicuramente, si tratta della Cattedrale, la ‘Chiesa Maggiore’, dove il religioso potentino Ruggero svolgeva il suo compito di canonico. Di certo c’è che questo miracolo è richiamato anche in una Tavola, che attualmente è custodita nel Museo di Orte (Viterbo). Se devo giudicare dalla posizione che Tommaso da Celano gli assegna nel suo libro ‘Trattato dei miracoli’ (pagine 4 e 5) si può dire che fu addirittura il miracolo più importante fra i molti operati da San Francesco. Si capisce bene a questo punto perché il miracolo del chierico a Potenza venga ritenuto fra i più importanti o il più importante dei numerosi miracoli attribuiti a San Francesco. In questo caso ci sono le ‘stimmate’, in altre parole, la stessa legittimazione della santità di Francesco. Il caso del canonico potentino Ruggero e quello del grande Santo Patrono d’Italia sono legati proprio dalle ‘stimmate’. La storia miracolosa del canonico potentino Ruggero gode di questa particolare importanza perché si trattò di un miracolo dove comparirono le ‘stimmate’ benché stimmate punitive nel caso del religioso potentino. Il miracolo avvenuto a Potenza, a differenza di tutti gli altri, ha qualcosa di ‘mistico’ e che avvicina l’esperienza del canonico ‘potentino’ alla stessa esperienza avuta da Francesco sul monte della Verna, a cui si riferisce la Tavola custodita nel Museo Diocesano di Arte Sacra di Orte, cittadina dell’Alto Lazio che ha risentito positivamente dell’influenza della pittura umbra e toscana. Ai quattro angoli della tavola, dal titolo ‘San Francesco e le storie della sua vita’, dipinta nel 1282, sono ritratti quattro episodi della vita del Patrono d’Italia: l’episodio potentino del canonico Ruggero è quello in basso a destra, come ha certificato lo storico dell’arte Miller nel 1961. Le stigmate danno una grande importanza al miracolo potentino perché rappresentano il potente e tangibile segno della investitura divina sul corpo del Santo, che, da quel momento in poi ne decide la vita e la missione. Non a caso, Tommaso da Celano, prima di esporlo al punto 6, nei cinque punti precedenti parla del famosissimo episodio delle ‘stimmate’ ricevute da San Francesco sul monte della Verna in Toscana. Similmente, non è un caso se Tommaso da Celano ne parla come primo esempio, prima di tutti gli altri miracoli, e che la stessa scrittura viene conservata e fatta propria da Bonaventura da Bagnoregio, una ventina di anni dopo, chiamato dal Papa a mettere ordine nell’Ordine francescano. La rivelazione delle Stigmate creava un elemento pericoloso per le corrotte gerarchie della Chiesa di Roma. Ecco che le Stigmate hanno una dimensione mistica e, al tempo stesso, politica. la Chiesa intuisce il pericolo contenuto nelle Stigmate in particolare e nella azione di Francesco e si affretta a ripulire i testi, a normalizzare il potenzialmente sovversivo Ordine fondato dal Santo di Assisi. E veniamo al secondo miracolo attribuito a San Francesco verificatosi nella città di Potenza. La Chiesa è dedicata a San Francesco d’Assisi poiché, secondo un atto notarile del 1279 (secondo altre fonti, del 1278), due operai sepolti vivi nel 1266, durante alcuni lavori volti a costruire le fondamenta della chiesa, furono salvati da un miracolo. Esso venne  attribuito a San Francesco e fu così che la Chiesa venne dedicata al Santo di Assisi. La presenza dei Frati Francescani a Potenza risale al 1265, dopo quasi quarant’anni dalla morte di San Francesco, avvenuta nella cittadina umbra di Assisi, il 4 ottobre 1226. A proposito di questo secondo miracolo potentino ci sono delle precisazioni da fare. Innanzitutto, questo degli operai seppelliti dal crollo delle fondamenta non è un miracolo, come dire?, certificato dal Trattato dei Miracoli del frate di Celano, ma ha una fonte tutta locale. Nel 1928 uno storico del francescanesimo ritrovò un atto del notaio di Potenza dell’epoca in cui si descrivevano e certificavano i fatti. Quindi, si deve necessariamente pensare che fu la fede popolare ad attribuire il miracolo degli operai salvati a San Francesco, non Tommaso da Celano. Un dubbio incombe anche sulla data precisa dei fatti. Secondo alcune delle pochissime fonti fin qui esistenti, l’anno in cui avvennero i fatti miracolosi fu il 1266. Le altre pochissime fonti residue recano, invece, la data del 1274. Quale delle due è più plausibile? Difficile dirlo, data la scarsa o nulla documentazione di secoli ormai lontani. Però, un modo di ricavare la data più veritiera forse c’è, andando per vie traverse ma nondimeno anche per vie logiche. Vie che apparentemente non c’entrano nulla col miracolo in questione. Oggi noi sappiamo due cose. La prima ce la riferisce padre Carlo Palestina, religioso e storico di Ferrandina. C’è un episodio a cui ancora nessuno ha mai fatto caso; il corteo che a Potenza portava un condannato a morte dalla Santa Inquisizione (che, del resto, è l’unico episodio emerso in Basilicata circa la presenza del Tribunale dell’Inquisizione). Ebbene, padre Palestina ci dice che quel corteo passò proprio il giorno in cui i potentini si disperavano per la sorte degli operai seppelliti vivi sotto le fondamenta della chiesa di San Francesco in costruzione. Anzi, il corteo passò proprio davanti al cantiere e proprio nel momento in cui si verificò il miracolo e questa fu la ragione per cui il condannato a morte dalla Inquisizione ebbe salva la vita. Noi sappiamo anche un’altra cosa e cioè che nelle città ghibelline non era consentito alla Santa Inquisizione di operare. Potenza era stata una città fortemente ghibellina, ma solo fino alla rivolta meridionale contro gli Angioini, capitanata proprio dalla aristocrazia ghibellina di Potenza, nella quale c’erano anche amici personali dell’Imperatore Federico II. Quindi, non è assolutamente pensabile che fino al 1268 i ghibellini potentini abbiano fatto concessioni alla Inquisizione. Evidentemente, l’Inquisizione prese piede a Potenza solo con l’avvento degli Angioini, molto vicini al Papa ed alla Chiesa di Roma. Quindi, solo dopo il 1268. In altre parole, l’anno in cui si verificarono questi fatti ed il relativo miracolo non può che essere stato il 1274, sei anni dopo la spietata vendetta di Carlo d’Angiò contro Potenza e dopo la guerra civile tra ghibellini e guelfi che dilaniò la nostra città. D’altronde, il secondo miracolo potentino non poteva essere stato riportato nel ‘Trattato dei Miracoli’ di Tommaso da Celano perché il libro del frate abruzzese fu scritto nel 1253 (e Tommaso morì nel 1260). Inoltre, c’è da considerare di nuovo, come già detto poc’anzi, l’evento che ha nascosto per secoli i fatti relativi alla nascita del francescanesimo, alla predicazione di san Francesco ed ai suoi miracoli. Tra il 1260 ed il 1266, la Chiesa decise di cancellare ogni traccia del francescanesimo primordiale o, quanto meno, ogni traccia non ortodossa. Fu decisa così non solo la ‘damnatio memoriae’ a carico di Tommaso da Celano e di frate Elia da Cortona (costui sarebbe stato il vero erede di San Francesco), ma anche la distruzione di tutte le biografie precedenti a quella della Legenda Maior. Quest’ultima, scritta dal già citato frate Bonaventura da Bagnoregio, fu da allora la sola biografia autorizzata dalla Chiesa. Tutto il resto venne distrutto, fu oggetto di una spietata caccia al libro che arrivò in tutti i circa 1500 conventi francescani europei. La dimostrazione di ciò sta anche nel fatto che la sola copia sopravvissuta del ‘Trattato dei Miracoli’ tornò alla luce, per puro caso, solo nel 1899. Analoga sorte fu riservata alle altre opere biografiche del frate abruzzese: la Vita prima fu recuperata soltanto nel 1786; l’edizione critica si basò su pochi manoscritti, una decina in tutto, alcuni incompleti, otto dei quali ritrovati in monasteri cistercensi sfuggiti, perché lontani, alla caccia francescana. Della Legenda ad usum chori attribuita a Tommaso da Celano è stato ritrovato nel 1934 un unico codice che la riporta integralmente, anche se mancante del prologo; la Vita secunda fu scoperta solo nel 1806. Insomma, la Chiesa affidò a Bonaventura da Bagnoregio il compito di scrivere una biografia del Santo di Assisi ortodossa e addomesticata e, fatto ciò, dette ai francescani ‘normalizzati’ l’ordine di distruggere ogni traccia scritta del francescanesimo primitivo, a partire proprio dai libri scritti da Tommaso da Celano. Per chiudere il discorso, il primo miracolo potentino, quello del canonico Ruggero, viene riportato anche nella Legenda Maior . 

PINO A. QUARTANA

La voce enciclopedica ‘La sconosciutissima storia dei miracoli potentini di san Francesco’ è stata redatta in prima stesura il 26 aprile 2016 ed è stata aggiornata ed arricchita in seconda stesura il 13 aprile 2019.

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